Solo 87 minuti per
condensare, benissimo,
una battaglia
durata ben 27
anni: quella che
il contabile André
Bamberski ha dovuto combattere
per conoscere la verità
sulla morte della figlia
quattordicenne Kalinka. La
sua incredibile storia è raccontata,
con ritmo che non
lascia tregua e ammirevole
misura, in questo film che
approda nelle sale il 9 giugno.
Bamberski ha il volto
di Daniel Auteuil, uno dei
più bravi attori francesi, popolare
anche da noi grazie a film come Niente da nascondere
e N (Io e Napoleone) di
Paolo Virzì.
Il film inizia con la polizia
che fa irruzione nella
casa di un uomo. Vive solo
e sembra quasi che si aspettasse
di essere arrestato.
Con un salto temporale,
lo ritroviamo negli anni
Settanta. Si chiama André
Bamberski, guida una società
di 850 persone a Casablanca,
ha una bella moglie,
Danièle, e due bambini,
Kalinka e Nicolas. Insieme
vivono felici, finché nella
loro vita irrompe il dottor
Dieter Krombach. Tedesco,
affascinante, dai modi suadenti,
si insinua nella famiglia
con l’obiettivo di sedurre
Danièle. La donna, stanca
delle continue assenze del
marito, cede. Bamberski la
perdona, ma le impone di
ritornare in Francia e di ricominciare
tutto da capo.
Ma Krombach li segue e
così la storia ricomincia, finché il matrimonio si
rompe definitivamente.
Passano gli anni e si arriva
nel 1982. Il medico e
Danièle si sono trasferiti
in Germania, dove vengono
raggiunti per le vacanze
da Kalinka e Nicolas, ormai
adolescenti. Un mattino
la ragazzina viene ritrovata
misteriosamente senza
vita. L’autopsia, svolta alla
presenza di Krombach,
non chiarisce le cause della
morte. Al padre distrutto
che si precipita in Germania,
Krombach si limita a
dire che sua figlia è morta
a causa di un’insolazione
o per le conseguenze di un
vecchio incidente d’auto.
Mentre i giudici archiviano
frettolosamente il
caso, Bamberski si convince
sempre più che dietro
quelle reticenze il medico
nasconda una terribile verità:
Kalinka sarebbe morta
a causa sua, forse per coprire
gli abusi che avrebbe
compiuto su di lei. Così ha
inizio la sua lunghissima
odissea per ottenere giustizia.
L’uomo si scontra
con un muro eretto dalle
autorità tedesche, che non
accettano che si svolgano
ulteriori indagini, per di più
da parte di inquirenti francesi, su un loro cittadino,
riguardanti un caso per il
quale è stato scagionato. E
non può contare nemmeno
sul sostegno della ex moglie,
che si ostina a difendere
l’uomo che ha preso il
suo posto nel cuore.
Ma Bamberski ha giurato
sulla tomba di Kalinka
che avrebbe ottenuto giustizia
per lei, a qualunque
costo. Solo nel sorprendente
finale scopriremo come
ci riuscirà. Il vero Bamberski
è ancora vivo. Ha visto
il film e ha dichiarato che
gli è piaciuto molto. Allo
spettatore resta l’angoscia
di scoprire come, anche
nell’amministrazione della
giustizia, l’Europa sia
tutt’altro che unita.
IN NOME DI MIA FIGLIA
di Vincent Garenq, con Daniel Auteuil e Sebastian Koch.