Attori e pazienti psichiatrici che si confondono, insieme, sul palcoscenico. S’intitola “Caffè & sigarette… please!” lo spettacolo teatrale diretto da Alessandro Capone, che parte dalla malattia psichiatrica per testimoniare l’accoglienza della diversità, contro ogni pregiudizio e stigma sociale. La pièce andrà in scena domenica 17 luglio alle ore 21, presso l’Anfiteatro romano (Arena Caposele) di Formia, in provincia di Latina. Regista di numerose serie tv e film di successo, Capone è anche autore dei testi dello spettacolo, scritto con a Luca D’Alisera.
Il progetto è stato voluto e prodotto dall’Istituto chirurgico ortopedico “Salus” srl di Formia e dalla famiglia Sarra: anzitutto, come un laboratorio teatrale destinato agli ospiti della struttura, con l’intento di poter essere adottato e replicato anche da altri istituti psichiatrici. Dal laboratorio ha preso corpo lo spettacolo, dal quale si sta pensando di trarre anche un film per la televisione. La trama è accattivante: «Una mattina, all’apparenza come tante altre, nasconde un paradosso.
Infatti al loro risveglio i pazienti dell’istituto si trovano inaspettatamente nella possibilità di “gestire” le proprie vite e di “giudicare” il mondo esterno. Istruiscono quindi un processo, anomalo e surreale, rovesciato, in cui sono i pazienti psichiatrici, parte lesa, a rivendicare i loro diritti e a mettere sotto accusa le loro famiglie, colpevoli di averli abbandonati e rimossi dal proprio universo affettivo e relazionale. Eccoli quindi assumere i ruoli di giudici, avvocati, giurati, testimoni, e dare inizio a un’analisi sincera dove per la prima volta possono esprimersi con quella libertà che avevano perduto, e stavolta essere loro a “giudicare” noi», riferisce il regista.
Capone si è ispirato alla sua precedente pellicola cinematografica, uscita nelle sale nel 2009 e intitolata “L’amore nascosto” con Isabelle Huppert come protagonista, nella quale aveva già affrontato il tema della psichiatria; il film era stato presentato con successo, tra gli altri, al Festival dell’arte e della scienza di Bordeaux .
«Il lavoro di questi mesi con gli ospiti della clinica è stato a momenti divertente e a momenti faticoso, ma sempre sorprendente. Ha offerto anche a noi una prospettiva diversa, più mobile, con cui guardare alla recitazione. È un percorso che verrà testimoniato e restituito anche attraverso un documentario», assicura il regista. E aggiunge: «Lavorando con gli ospiti dell’istituto psichiatrico, abbiamo avuto modo di scavare oltre la maschera del loro disagio – al quale invece si ferma spesso il pudore della società – e di scoprire la ricchezza delle loro esperienze umane. Tutto ciò ha costituito per noi un materiale incredibile, suggerendoci di costruire un progetto che vada oltre, pensando a una serie televisiva decisamente diversa e affascinante, progetto al quale stiamo lavorando con entusiasmo. Siamo sempre alla ricerca di storie, ma spesso non guardiamo nei posti giusti».