Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 22 aprile 2025
 
Teatro
 

In scena attori e pazienti psichiatrici, insieme

12/07/2016  Domenica 17 luglio andrà in scena “Caffè & sigarette… please!” presso l’Anfiteatro romano di Formia: uno spettacolo contro i pregiudizi e lo stigma sociale

Attori e pazienti psichiatrici che si confondono, insieme, sul palcoscenico. S’intitola “Caffè & sigarette… please!” lo spettacolo teatrale diretto da Alessandro Capone, che parte dalla malattia psichiatrica per testimoniare l’accoglienza della diversità, contro ogni pregiudizio e stigma sociale. La pièce andrà in scena domenica 17 luglio alle ore 21, presso l’Anfiteatro romano (Arena Caposele) di Formia, in provincia di Latina. Regista di numerose serie tv e film di successo, Capone è anche autore dei testi dello spettacolo, scritto con a Luca D’Alisera.
Il progetto è stato voluto e prodotto dall’Istituto chirurgico ortopedico “Salus” srl di Formia e dalla famiglia Sarra: anzitutto, come un laboratorio teatrale destinato agli ospiti della struttura, con l’intento di poter essere adottato e replicato anche da altri istituti psichiatrici. Dal laboratorio ha preso corpo lo spettacolo, dal quale si sta pensando di trarre anche un film per la televisione. La trama è accattivante: «Una mattina, all’apparenza come tante altre, nasconde un paradosso.
Infatti al loro risveglio i pazienti dell’istituto si trovano inaspettatamente nella possibilità di “gestire” le proprie vite e di “giudicare” il mondo esterno. Istruiscono quindi un processo, anomalo e surreale, rovesciato, in cui sono i pazienti psichiatrici, parte lesa, a rivendicare i loro diritti e a mettere sotto accusa le loro famiglie, colpevoli di averli abbandonati e rimossi dal proprio universo affettivo e relazionale. Eccoli quindi assumere i ruoli di giudici, avvocati, giurati, testimoni, e dare inizio a un’analisi sincera dove per la prima volta possono esprimersi con quella libertà che avevano perduto, e stavolta essere loro a “giudicare” noi», riferisce il regista.
Capone si è ispirato alla sua precedente pellicola cinematografica, uscita nelle sale nel 2009 e intitolata “L’amore nascosto” con Isabelle Huppert come protagonista, nella quale aveva già affrontato il tema della psichiatria; il film era stato presentato con successo, tra gli altri, al Festival dell’arte e della scienza di Bordeaux .
«Il lavoro di questi mesi con gli ospiti della clinica è stato a momenti divertente e a momenti faticoso, ma sempre sorprendente. Ha offerto anche a noi una prospettiva diversa, più mobile, con cui guardare alla recitazione. È un percorso che verrà testimoniato e restituito anche attraverso un documentario», assicura il regista. E aggiunge: «Lavorando con gli ospiti dell’istituto psichiatrico, abbiamo avuto modo di scavare oltre la maschera del loro disagio – al quale invece si ferma spesso il pudore della società – e di scoprire la ricchezza delle loro esperienze umane. Tutto ciò ha costituito per noi un materiale incredibile, suggerendoci di costruire un progetto che vada oltre, pensando a una serie televisiva decisamente diversa e affascinante, progetto al quale stiamo lavorando con entusiasmo. Siamo sempre alla ricerca di storie, ma spesso non guardiamo nei posti giusti».

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo