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giovedì 10 ottobre 2024
 
Solidarietà
 

In tempi di Coronavirus aumentano i lasciti solidali

02/11/2020  Nel giorno della commemorazione dei defunti una riflessione sull'importanza di lasciare un'eredità alle generazioni future per dare senso alla propria esistenza. Molte le realtà che possono essere destinatarie di una parte del proprio testamento. Per capire come fare basta accedere al sito www.testamentosolidale.org

Sarà, quella del 2020, una Festa dei Defunti che difficilmente dimenticheremo, un momento non più solo familiare ma anche collettivo, per stringersi, come comunità, attorno alle famiglie di quanti, nel corso dell’anno, hanno perso i propri cari a causa del Covid-19. Mai come quest’anno, trovare il modo di parlare della caducità della vita, ai bambini e tra adulti, diventa più importante che mai, per aiutare gli altri e noi stessi a comprendere, accettare, metabolizzare i profondi cambiamenti che il Coronavirus ha portato prepotentemente nelle nostre vite, non solo in termini di abitudini quotidiane ma anche di percezione della vita e del futuro.

Un po’ come i 3 fantasmi del “Canto di Natale” di Dickens, l’esperienza della pandemia ci lascia tre insegnamenti, che riportano a tre dimensioni: passato, presente e futuro. Lo spiega inl professor Mario Pollo, professore di Pedagogia Generale e Sociale e di Psicologia alla LUMSA di Roma, interpellato dal Comitato Testamento Solidale: “Il primo insegnamento, guardando indietro a quello che abbiamo vissuto, è che abbiamo compreso che nessuna persona si salva da sola, cioè nessuno è autosufficiente. Il secondo è che abbiamo riscoperto, in un’epoca che tende a nasconderla, la nostra fragilità, e anche la nostra mortalità. Questa riscoperta è importantissima perché è l’unica che fa sviluppare nelle persone una forza interiore che consente loro di affrontare interiormente il presente e le avversità della vita. Il terzo insegnamento invece è l’importanza del futuro. All’interno del tempo in cui siamo stati confinati, in cui il futuro sembrava essere scomparso, assorbito dal presente, abbiamo scoperto come invece questo futuro fosse fondamentale per la nostra vita.”


Un team dell’Università della California-San Diego  ha intervistato un campione di 1042 persone tra i 21 e i 100 anni ed è giunto a una conclusione: è intorno ai 60 anni che troviamo risposta alle domande sul senso della nostra vita. I ricercatori hanno rilevato che, tra gli adulti, l’età dell’inquietudine è quella tra i 20 e i 30 anni, quando ancora è tutto in divenire, sia sul fronte personale e affettivo che su quello professionale. Tra i 40 e i 50 anni le vite tendono a stabilizzarsi e ci si sente “arrivati”, ma ancora si prova quel senso di inquietudine che accompagna il passaggio verso l’età più matura. Sarebbe invece intorno ai 60 anni che le persone credono di aver trovato il senso della propria vita. Una sorta di “golden age”, che non è però destinata a durare per sempre. Pochi anni dopo tutto torna in discussione: si va in pensione, si accusano i malanni dell’età, si vedono gli amici invecchiare, a volte lasciarci... E così il ciclo ricomincia, alla ricerca di un nuovo posto nel mondo. 

In tempi di pandemia, sono sempre di più coloro che questo posto, questo senso lo cercano nella generosità, anche attraverso un lascito solidale. Secondo la ricerca “Gli Italiani e la solidarietà dopo il Coronavirus”, commissionata da Comitato Testamento Solidale e realizzata da Walden Lab, dopo il lockdown e in pieno allarme pandemia il 20% degli over 50 dichiara di aver fatto o di essere orientato a fare un lascito solidale in favore di un’organizzazione no profit, l’8% in più rispetto al 2018. E se sono quasi 7 italiani su 10 che dichiarano di avere fatto una donazione almeno una volta nella vita, nel primo semestre di quest’anno la percentuale di chi ha compiuto un gesto concreto è salita al 28%, rispetto al 21% dell’anno precedente. Un raggio di luce in uno scenario complessivo di grande preoccupazione e incertezza per il futuro.

Spiega ancora il professor Pollo: “Nel contesto attuale il lascito solidale ha un grande valore perché ci aiuta a recuperare l’unico tempo della nostra vita che è significativo, il tempo che ci differenzia da tutte le altre specie viventi e che viene chiamato ‘tempo noetico’, cioè la capacità di vivere il presente in relazione al passato e al futuro anche non immediato, non prossimo. Il testamento solidale ci ricorda che siamo ciò che siamo grazie a coloro che ci hanno preceduti. Ciò che noi facciamo nel presente influenzerà la vita delle generazioni che ci seguiranno. Ciò che noi lasciamo in eredità alle nuove generazioni arricchirà la loro vita e anche la nostra perché noi siamo solidali con tutta l’umanità quella che ci ha preceduta e quella che ci seguirà. Non siamo delle monadi isolate. Questo elemento ci dice che noi possiamo dare un senso profondo alla nostra vita e anche al nostro morire se abbiamo la capacità di lasciare un’eredità al futuro.”

Un lascito è dunque una delle risposte possibili quando ci si domanda che ricordo lasciare di sé ai posteri, che impronta imprimere sul mondo che verrà. Sono soprattutto le migliaia di persone “comuni” che, optando per questa scelta, hanno fatto e continuano a fare la differenza. Per fare un lascito, non servono grandi patrimoni perché ogni gesto, anche il più piccolo, genera un impatto che torna moltiplicato in termini di benefici per la società. Ciò non toglie che la scelta del testamento solidale sia stata fatta anche da tanti personaggi celebri, in Italia e nel mondo: da Bill Gates a Giorgio Armani, da Mark Zuckerberg a George Michael, da Elton John a Robin Williams.
Accedendo al sito www.testamentosolidale.org è possibile avere un’esaustiva panoramica sui progetti e le iniziative realizzate dalle associazioni non profit e scaricare la Guida ai lasciti solidali che offre informazioni ampie e dettagliate sull’argomento.

 


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