Passiamo la vita a rimpiangere i tempi andati, visti come modelli di un’inesistente perfezione, e ci addolora un presente di certo confuso e a volte addirittura tragico, ma dimostriamo di avere la vista assai corta, per cui molte cose ci sfuggono. Ci passa per la mente, per esempio, che mai come ora si sta verificando un movimento di coagulo e di convergenza sui valori, espliciti o impliciti, di fraternità indissolubilmente e intimamente legati alla Chiesa del Vangelo vissuto? Non so se esagero, ma mi pare che mai prima d’ora il patrimonio di fede, di amore misericordioso, di ricerca della pace, che così bene viene espresso da papa Francesco e non solo da lui, stia riunendo uomini e donne diversissimi tra loro, persone di tutte le fedi religiose, di tutte le nazioni, di convinzioni anche non religiose, in un sorprendente ritrovarsi prossimi e in un insieme inclusivo, passando oltre le macerie delle guerre, delle divisioni, degli odi, dei razzismi.
La figura eminente, e soprattutto credibile, di papa Francesco sta velocizzando questi processi già in atto con i precedenti Pontefici del dopo Concilio, ma il tempo che viviamo sembra fatto apposta per starci dentro anche noi, comunque la pensiamo su fede, Chiesa e testimonianza cristiana. Attorno a valori come alterità, bontà, umiltà, semplicità, gioia, disponibilità, attenzione ai giovani, ai poveri, agli stranieri, circola aria nuova, circola anche un linguaggio nuovo, e serpeggia la volontà di fare comunità con poche chiacchiere e tanti fatti, incontri, ritrovamenti, amicizie che si inventano e collaborazioni coraggiose, un tesoro che c’era anche prima, ma era forse nascosto e seppellito dalle meschinità che ci invadono da tutte le parti.
Scorre oggi insomma una corrente calda, concreta, commovente, universale e magari manco la vediamo! Anzi, alcuni, purtroppo specie nella Chiesa, più intravedono tale cambiamento in atto e più si attorcigliano su sé stessi a difesa di piccoli mondi antichi individuali, familiari, nazionali e comunitari, ristretti e riservati a pochi, fanno squadra tra i selezionati non si sa da chi…. e giocano sempre in casa, ci fosse mai una gita o un’escursione in zone sconosciute! E alla fine se la prendono persino con chi promuove simili ravvicinamenti fraterni. Forse invece basterebbe solo leggere, studiare, capire e poi soprattutto vivere quanto scritto e tramandato nei Vangeli.
SILVANO MAGNELLI
Nella tua riflessione, caro Silvano, mi ha colpito una frase: «Scorre oggi una corrente calda, concreta, commovente, universale e magari manco la vediamo!». Molti di noi, magari a causa dell’età che avanza, sono portati a un pessimismo sempre più grande. Siamo sommersi da notizie negative, da episodi dove emergono odio e violenza, dai fatti tragici che ascoltiamo o leggiamo, dalle catastrofi naturali come i terremoti o dovute a responsabilità umane come il crollo di ponti o gli incidenti stradali. Per non parlare delle guerre più o meno dimenticate che infuriano in tutto il mondo, o delle persecuzioni per motivi religiosi di cui spesso fanno le spese tanti nostri fratelli cristiani. Non possiamo chiudere gli occhi sul male che c’è nel mondo, né ignorare che anche noi possiamo esserne intrappolati, anche solo facendo circolare parole violente, insulti e offese attraverso messaggini e commenti su qualche sito.
Eppure c’è anche tanto bene, più di quanto immaginiamo; c’è davvero questa «corrente calda, concreta, commovente e universale», questa voglia di fare comunità, di incontrarsi, fare amicizia, costruire legami basati sulla bontà, la semplicità, la gioia, la disponibilità, l’attenzione agli altri, come scrivi tu, caro Silvano. E allora, come direbbe papa Francesco, non lasciamoci rubare la speranza, non perdiamo la fiducia, non lasciamoci prendere dal pessimismo. Una guida per il nostro cammino ce la offre l’esortazione programmatica di papa Francesco, Evangelii gaudium, a cui invito tutti a tornare costantemente, per trovare incoraggiamento, stimolo, fiducia. Eccone un breve passo sul nostro tema: «La gioia del Vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere (cfr Gv 16,22). I mali del nostro mondo – e quelli della Chiesa – non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore. Consideriamoli come sfide per crescere». Inoltre, continua il Papa, «lo sguardo di fede è capace di riconoscere la luce che sempre lo Spirito Santo diffonde in mezzo all’oscurità, senza dimenticare che “dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia” (Rm 5,20). La nostra fede è sfidata a intravedere il vino in cui l’acqua può essere trasformata, e a scoprire il grano che cresce in mezzo alla zizzania» (n. 84).