Riccardo Verona, presidente dell'An.Bti
«Non ci sono parole per descrivere l’accaduto. Quando succedono queste tragedie il primo pensiero va alle famiglie. Sono cose che toccano e che non vorremmo mai vedere». A parlare è Riccardo Verona, il presidente dell’Associazione Nazionale Bus Turistici Italiani (An.Bti), che così commenta l’incidente avvenuto la sera del 3 ottobre a Mestre nel quale hanno perso la vita il conducente del pullman, Alberto Rizzotto, e 20 dei turisti a bordo.
«Faccio lo stesso mestiere di Rizzotto dall’85», spiega Verona, «ho 3 milioni e mezzo di chilometri sulle spalle. Guidare un bus è un lavoro che richiede grande responsabilità: va fatto in maniera attenta, anche per quanto riguarda cose apparentemente banali. Si deve mangiare leggeri, riposare il giusto, non bere nemmeno mezzo bicchiere di vino, perché trasportiamo delle vite, delle persone. Abbiamo regole europee da seguire e una scheda personale, quella del tachigrafo digitale, che registra tutto ciò che facciamo, pause effettuate e velocità comprese».
Ma come mai, allora, Alberto Rizzotto, che di esperienza ne aveva molta ed era entrato in servizio da soli 90 minuti, ha infranto il guardrail del cavalcavia? «Io mi sento di escludere il colpo di sonno», azzarda il presidente, «perché, stando a quanto ho letto sui giornali, lui si è accostato prima di precipitare. Se ti addormenti e con il mezzo colpisci qualcosa, anche piano, ti svegli. E invece qui non è stato così. E poi il fatto che avesse appena cominciato il turno, che fossero solo le 8 di sera… è difficile il colpo di sonno. È vero che il conducente è da solo alla guida, però i bus di ultimissima generazione sono progettati per fermarsi automaticamente davanti a un ostacolo e per rimanere in carreggiata grazie a un sensore sul lato destro, proprio come le macchine. Sicuramente un guardrail più resistente avrebbe evitato al pullman di precipitare: d’accordo, il bus era elettrico e pesava tonnellate, ma se l’autista ha accostato, una protezione più rinforzata avrebbe contenuto il suo mezzo. Se fosse accaduto in autostrada, con i guardrail massicci che ci sono, certo non sarebbe stata la stessa cosa».