L’ultimo solo l’ultimo è il caso di una ragazzina di 14 anni investita e uccisa a Ischia. Secondo le analisi, che andranno confermate, l’investitore sarebbe stato trovato positivo ai cannabinoidi. Il fatto riporta d’attualità un problema che ricorre: la relazione tra stupefacenti, alcol e rischi alla guida. Il tema impatta, sia sulla riflessione sulla liberalizzazione/legalizzazione (i due aspetti sono lievemente diversi e ma analizzarli qui ci porterebbe fuori strada) delle cosiddette droghe leggere, sia sul dibattito attorno al cosiddetto omicidio stradale. Una delle riflessioni da fare riguarda l’alcol. C’è chi si chiede: se è vero come è vero, che sia l’alcol sia gli stupefacenti rendono pericolose le persone che ne fanno uso alla guida, non sarebbe il caso di ragionare di stringere anche sull’alcol anziché pensare, come si fa, di “allargare” sugli stupefacenti?
C’è però sul tema un altro fatto che dovrebbe interrogarci. Dal 2009 manca un dato ufficiale nazionale che rilevi quanto incida il fattore alcol e droga sugli incidenti stradali e sui loro effetti più o meno gravi. Il dato manca perché è stato lo stesso Istat a rendersi conto che i risultati delle rilevazioni con i criteri fin lì adoperati poteva considerarsi sottostimato. In attesa di portare a regime un sistema di rilevazione più efficace – c’è stato un gruppo lavoro guidato da Silvia Bruzzone durato un anno – che se tutto andrà bene potrebbe portare i primi dati non prima del 2016, si continua a rilevare con il solito metodo: stando agli ultimi dati pubblicati (2009) parlava di circa 5.000 incidenti provocati da alcol e poco meno di 1.000 dopo aver assunto stupefacenti su poco più di 200.000 incidenti con lesioni (di cui un po’ meno di 3.500 mortali, oggi sono 3.145 su 181.000), un dato percentuale che lo stesso Istituto di statistica ha giudicato troppo basso rispetto a quello, rilevato con parametri molto diversi e dunque non facilmente comparabili, diffuso con la ricerca Passi dal ministero della Salute, che parla di 25% di incidenti mortali in Europa sotto l’effetto dell’alcol, tanto da mettersi al lavoro per migliorarne l’attendibilità. E’ probabile che il dato reale sia nel mezzo, ma resta il fatto che conoscere a fondo la portata e l’entità di un problema dovrebbe essere il primo passo per affrontarlo con cognizione di causa.
E invece il dato manca, a causa delle complicazioni di rilevazioni, che si possono compiere solo tramite la collaborazione delle forze dell’ordine che per comunicare cifre hanno bisogno di tempo e di autorizzazioni, e talvolta di conferme da parte degli istituti tossicologici, perché se è vero che per rilevare la presenza dell’alcol nel sangue basta in teoria un etilometro, per rilevare quella di stupefacenti servono analisi più approfondite. Tutte cose che possono riuscire disomogenee da luogo a luogo, da caso a caso. Ancora più complicato monitorare l’uso improprio di cellulari sulle strade e alla guida, esploso in pochi anni e tutto da studiare. Senza contare che a tutti sfuggono – anche alla statistica - quelli che fuggono, i cosiddetti “pirati”.
Sapendo che sono già tanti, e che probabilmente sono più di quanti emergano all’evidenza dei numeri, non sarebbe il caso, in attesa di dati e della riforma delle norme in corso, attivare nel frattempo serie e dure campagne di informazione e prevenzione come fa il video di Losanna?