Davvero preziosa questa l’indagine “Studio Nazionale Fertilità”, svolta dal ministero della Salute, con decine di migliaia di interviste a ragazzi (15-17 anni), studenti universitari, popolazione adulta e ad un campione di medici (pediatri e medici di famiglia). Finalmente si può riflettere su un argomento così sensibile (idee e stili di vita rispetto alla sessualità, atteggiamento verso i figli, progetti di fertilità) non a partire da ideologie, ma sulla base di dati seri ed affidabili.
Al di là di letture più approfondite (che andranno comunque fatte), qui vale la pena di sottolineare almeno quattro elementi specifici che emergono dalle risposte.
Chi informa ed educa alla sessualità? Il dato forse più impressionante (anche se non sorprende gli addetti ai lavori) è che oltre l’80% degli intervistati adolescenti trova/ha trovato su Internet informazioni “sulla sessualità e sulla riproduzione”; seguono gli amici, al 40/45%, la famiglia al 25%, la scuola al 20%. Poi, ancora più in basso, riviste, medici, ecc. Insomma: una informazione soprattutto fai da te, tendenzialmente non guidata, priva di relazioni educative autorevoli che sappiano accompagnare un processo sempre più complesso e così identitario, quale è l’esplorazione della propria sessualità, il rapporto con l’altro, il collegamento tra sessualità e progetti di vita. Si aggiunge poi, come criticità, il più ampio tema della scarsa affidabilità delle informazioni raccolte dal web; i più competenti e i più “attrezzati” da web sanno distinguere tra bufale, “fake” e informazioni affidabili, ma molti navigatori “ingenui” o frettolosi prendono per buone le prime notizie che trovano, o quelle confezionate meglio, “più luccicanti”, o, peggio ancora, quelle che corrispondono a quello che vorrebbero sentirsi dire. Che raramente corrispondono a quelle più serie, documentate, più scientificamente fondate. L’indagine riporta anche quanti danno “risposte esatte” a quesiti “normali” sulla sessualità, e spesso le percentuali di “risposte corrette” sono basse in modo sconfortante (e preoccupante)
L’esercizio precoce della sessualità. Altro dato significativo è la conferma (anche questa non sorprendente per gli addetti ai lavori) della elevata percentuale di adolescenti che hanno rapporti sessuali completi; un adolescente su tre dichiara di aver avuto rapporti completi prima dei 17 anni (i maschi nel 35% dei casi, le femmine nel 28%), mentre tra gli universitari l’85% degli intervistati dichiara di aver avuto il primo rapporto completo entro i 19 anni (il 75% entro i 18 anni). È sempre meno presente il percorso “tradizionale” di progressivo avvicinamento e scoperta della sessualità, che partiva da un primo timido bacio, e poi arrivava “per successive scoperte” alla pienezza dell’incontro sessuale, percorso che aveva una sua “sapienza”, perché collegava la sessualità all’approfondimento della conoscenza e del legame, rispettando e proteggendo anche una dimensione di intimità e di pudore della persona (parole oggi “oggettivamente” fuori moda…). Sembra invece affermarsi una sorta di “rovesciamento”, per cui il rapporto completo è spesso molto precoce, prima ancora che la relazione affettiva si sia chiarita. In tal modo, però, la sessualità diventa come “banalizzata”, scontata, “esterna” al cuore delle persone, separata dal senso profondo di intima unione dei cuori e dei corpi. Ma così anche la sessualità e il piacere si usurano.
Chi vuole avere figli? Stupiscono poi le risposte rispetto ai progetti di genitorialità: il 78% dei ragazzi (fino a 17 anni) vuole avere figli, nel proprio futuro, e solo il 7% dichiara di non volerli affatto; ma da adulti la percentuali di chi non li vuole avere supera il 40% (anche tra chi non ha ancora figli). È come se le nuove generazioni fossero ancora capaci di “sognare” il proprio futuro, come padri e madri, ma poi, nel corso del tempo, la vita, i problemi e un grigio “senso della fatica della realtà” cancellassero questa forza generativa. La domanda allora potrebbe essere: come aiutare i ragazzi di oggi e tenere vivo e a realizzare il sogno di diventare, prima o poi, genitori?
Educare la persona o insegnare tecniche? Il nodo dell’educazione sessuale emerge comunque con forza, da queste pagine, e ritrova impreviste consonanze anche con i recenti richiami di Papa Francesco. Alle nuove generazioni serve un accompagnamento educativo, relazionale, ma la vera sfida è offrire una diversa visione della persona e della sessualità, soprattutto agli adolescenti. Non ci si può limitare ad offrire pur importanti indicazioni tecniche-illustrative, quasi manualistiche (come funzionano gli organi sessuali, come non contrarre malattie sessuali, come non avere gravidanze indesiderate…), ma serve la riscoperta della bellezza e della potenza della sessualità come sfera espressiva suprema della persona, come ponte relazionale con l’altro, come codice comunicativo di dono e di legame reciproco. Serve educare i sentimenti, gli affetti, i progetti, insieme alle relazioni erotiche e genitali. Perché “fare l’amore” è prima di tutto abbracciare completamente l’altro, donando se stesso. E questo bisogna comunicare, contro una cultura consumistica che rischia di incenerire la bellezza della sessualità in un consumo egoistico, fine a se stesso, che lascia, in ultima analisi, solo l’”amaro in bocca”.
* Direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia)