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sabato 17 maggio 2025
 
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Le ultime ore di Indi Gregory. Il Papa: «Prego per lei e i genitori»

11/11/2023  In un hospice di cui non è stato comunicato il nome sono state avviate le procedure per il distacco dei macchinari di sostegno vitale per la piccola affetta da una rarissima malattia mitocondriale. Ignorato il volere dei genitori che volevano portarla in Italia dopo la disponibilità offerta dall’ospedale Bambino Gesù di Roma. Il dolore di Francesco che «si stringe alla famiglia della piccola Indi Gregory, al papà e alla mamma, prega per loro e per lei, e per tutti i bambini a rischio di vita per la malattia e la guerra»

Sono state avviate nel primo pomeriggio di sabato le procedure per il distacco dei macchinari di sostegno vitale per la piccola Indi Gregory. Attualmente la bambina si trova in un hospice, di cui non è stato comunicato il nome, dove è stata trasportata sabato mattina in ambulanza scortata dalla polizia.

Lo fa sapere l'avvocato Simone Pillon che, insieme al portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus Jacopo Coghe, è in contatto con i legali inglesi e la famiglia della bambina. Il distacco dei macchinari vitali prevede una procedura graduale, con un ridotto supporto di ossigeno per accompagnare gradualmente la piccola alla morte. La bambina potrebbe restare dunque in vita ancora per ore o qualche giorno, in base a come risponderà il suo organismo.

La procedura arriva dopo che i giudici della Corte d’Appello di Londra hanno respinto in tronco anche l’ultimo ricorso, quello presentato giovedì. La bambina di otto mesi affetta da una rarissima malattia mitocondriale, è condannata per sentenza, contro il volere della famiglia, alla sospensione dei trattamenti che la tengono in vita. I medici di Nottingham ritengono, infatti, le sue condizioni incurabili e terminali.

Intanto, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha fatto sapere che papa Francesco «si stringe alla famiglia della piccola Indi Gregory, al papà e alla mamma, prega per loro e per lei, e rivolge il suo pensiero a tutti i bambini che in queste stesse ore in tutto il mondo vivono nel dolore o rischiano la vita a causa della malattia e della guerra».

Pochi minuti prima che il giudice Peter Jackson, venerdì, leggesse il verdetto, è stata ufficializzata la lettera con cui la premier italiana Giorgia Meloni ha sollecitato il segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito, Alex Chalk, a collaborare per facilitare il trasferimento della bambina, ricoverata al Queen’s Medical Center di Nottingham sin dalla nascita, all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che si è offerto di prenderla in carico.

L’esecutivo italiano, che lunedì ha concesso a Indi la cittadinanza italiana, chiede l’applicazione al caso della Convenzione dell’Aia del 1996, un accordo internazionale sulla responsabilità genitoriale e la protezione dei minori ratificato dal Regno Unito nel 2012 e dall’Italia nel 2015. Nella missiva la premier chiede al governo britannico di «mettere formalmente a conoscenza l’autorità giudiziaria che sta esaminando la questione» delle possibilità che avrebbe in Italia. Ovvero «l’accesso al protocollo terapeutico proposto da un importante ospedale pediatrico». «Credo fermamente – aggiunge - che ciò sia nell’interesse della bambina: non le causerà alcun dolore, come assicurano i medici, e le darà solo un’ulteriore concreta opportunità di vivere una vita dignitosa. Spero - conclude - che possiate accogliere questa mia richiesta in tempo, nello spirito di collaborazione che da sempre caratterizza i rapporti tra i nostri due Paesi».

Da Downing Street i portavoce del primo ministro Rishi Sunak si sono limitati a dire che «il governo non commenta i casi individuali». Molto più eloquente è stato invece il passaggio della sentenza emessa dai giudici che, con tono liquidatorio, hanno sottolineato che la richiesta dell’Italia «non è nello spirito della Convenzione» a cui Palazzo Chigi fa riferimento, e che il suo intervento, nel caso, è «completamente sbagliato». I togati, apparsi già durante l’udienza visibilmente irritati, si sono spinti oltre ricordando, in modo pungente, che i tribunali inglesi sanno valutare «l’interesse superiore» della bambina.

La magistratura britannica ha colto l’occasione anche per denunciare il clima «surreale» di un contenzioso caratterizzato da una valanga di ricorsi e da procedure inusuali. Come l’intervento del console italiano a Manchester, Matteo Corradini, che mercoledì, diventato giudice tutelare di Indi appena le è stata conferita la cittadinanza italiana, ha avviato le procedure per chiedere il trasferimento di giurisdizione del caso da Londra a Roma. L’urgenza dei giudici dell’Appello sarebbe dettata, stando all’argomentazione dei medici, in contrasto però con quella dei genitori, dal deterioramento delle condizioni della piccola.

L’opzione dell’hospice, tra l’altro, era ritenuta impraticabile durante il fine settimana. Ma venerdì sera è diventata una certezza. Indi non morirà a casa, nell’appartamento a Ilkeston, nel Derbyshire, dove vivono le sue tre sorelle. Per i genitori della piccola, Dean Gregory e Claire Stanifort, «è un ultimo calcio nei denti». Intervistato da Bruno Vespa nella trasmissione Cinque minuti su Rai Uno, ieri sera, Dean ha fatto sapere di aver chiesto il Battesimo per la figlia.

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