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Benessere

Influenza: come curarsi

12/01/2015  Il ministero della Salute ha diffuso nel mese di settembre la composizione del nuovo vaccino sulla base dei dati di monitoraggio che arrivano dall’emisfero Sud. Un vaccino ci protegge dai tre virus più aggressivi.

L'influenza 2014-15  è arrivata tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre e ha costretto come di consueto a letto circa quattro milioni di italiani. E' comunque un’influenza già nota, “schedata”, e non si prevede un’impennata dei casi.
Si tratta, infatti, dello stesso virus già coperto dal vaccino che i cittadini potranno procurarsi in farmacia o ricevere dal medico di famiglia. Per la verità, i ceppi che circolano sono tre. A loro si aggiungeranno altri virus parainfuenzali – tutti o quasi rinvigoriti dalle temperature fredde – con sintomi simili: raffreddore, tosse, disturbi gastrointestinali, febbre.

«Ogni anno in Italia tra influenza e altri virus sono costretti a letto in 13 milioni; in un caso su tre è influenza, da non confondere con il raffreddore. La prima è più pesante e si concentra nei mesi invernali fino a marzo incluso. Ha bisogno di freddo e di ambienti chiusi e affollati.
I raffreddori, invece, arrivano in tutte le stagioni, pure d’estate tre italiani su mille ogni settimana si ammalano di virus delle vie respiratorie di varia tipologia», spiega Aurelio Sessa, medico di famiglia ed esperto di malattie respiratorie della Società italiana di medicina generale (Simg).

Chi deve prevenire

  

Il virus influenzale si identifica in laboratorio su un tampone eseguito nel naso o nella gola dei pazienti. «Ma naturalmente durante l’epidemia non c’è tempo di fare lo screening; il medico fa la diagnosi partendo dalla compresenza di tre gruppi di sintomi: febbre insorta rapidamente con brividi; sintomi respiratori (tosse o scolo nasale o mal di gola); sintomi sistemici (dolore osseo o muscolare, debolezza e inappetenza). Se per esempio tosse, febbre alta e debolezza sono contemporanee, il medico pone la diagnosi sospetta e indovina in tre casi su quattro.
I casi clinici che non presentano i tre sintomi insieme sono catalogati come semplici infezioni delle vie respiratorie, vale a dire virosi parainfluenzali».

La malattia è “seria ma non grave”, passa sempre tranne in rari casi. «Alcuni virus pandemici come la Spagnola del 1918-19 e l’Asiatica del 1957 hanno ucciso milioni di persone perché si legano alle cellule dei polmoni e si trasformano in polmoniti virali con caratteristiche cliniche e di evoluzione molto gravi. L’influenza stagionale invece spossa, sfinisce – il paziente dice “mi sento come se mi fosse passato di sopra un camion” – ma in quattro giorni in genere la febbre va via e in sette passa tutto.

Ci sono, tuttavia, categorie a rischio di complicanze, e la vita può essere in gioco: ogni anno in Italia ci sono 8 mila decessi per complicanze legate all’infl uenza».

Il ministero della Salute consiglia di vaccinarsi alle donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, agli adulti portatori di patologie croniche a rischio di complicanze, ai soggetti da 65 anni in su e ai medici e infermieri che sono a contatto con i pazienti.

Sessa conferma: «Ogni medico deve catalogare i propri pazienti sulla base dell’età e dei fattori di rischio: il bambino entro i due anni, ad alto rischio di complicanze delle vie respiratorie, perché le difese immunitarie non sono ancora mature; il bambino più grande e l’adulto sano che sono in grado di affrontare e superare l’influenza con terapie sintomatiche e restando a riposo; l’adulto sotto i 65 anni portatore di una patologia cronica al quale è consigliata la vaccinazione; meglio che provvedano cardiopatici, diabetici asmatici, o c’è il rischio che si aggravino situazioni particolari – come complicanze del diabete, bronco pneumopatia ostruttiva, scompenso cardiocircolatorio; l’anziano oltre i 65 anni che oltre al “fattore età”, nell’80 per cento dei casi è portatore di almeno una patologia cronica, e il suo sistema immunitario non è più efficiente come una volta.

Paradossalmente e statisticamente è minore il rischio di essere contagiati per gli anziani i cui sistemi immunitari hanno già saggiato altre influenze. Ma quando il virus colpisce, ci sono più probabilità di sovrainfezioni batteriche e complicazioni broncopolmonari, che in un individuo già alle prese con una diffi cile guarigione possono essere fatali; i dati statistici sulle morti della pandemia AH1N1, specie nei Paesi meno sviluppati, ci hanno consegnato purtroppo la prova che anche le gestanti e i bambini di cui sono in attesa presentano variazioni del metabolismo che predispongono a complicanze cardiocircolatorie e a sovrainfezioni batteriche. Dati analoghi arrivano sui pazienti obesi; queste due categorie andrebbero vaccinate».

Come si cura l'influenza

  

L’antinfiammatorio tratta i sintomi e vale per tutti i pazienti. L’antibiotico sulle infezioni virali (e in particolare nei confronti dell’infl uenza) non è attivo e non deve essere assunto a meno che non si manifestino delle complicanze batteriche, che si possono rilevare all’auscultazione (polmonite) o alla visita (ton sillite).

«Di fronte a un sospetto di polmonite virale o in pazienti portatori di malattie croniche», ricorda Sessa, «può essere valutata la terapia specifica con Zanamivir od Oseltamivir, antivirali che inibiscono delle proteine di superficie del virus.
L’Organizzazione mondiale della sanità e l’Agenzia del farmaco europea Ema raccomandano di non usarli sempre, perché il virus tende a diventare resistente all’antivirale, e in futuro lo aggirerà mettendo in pericolo alcuni pazienti. Peraltro, questi antivirali presentano due vantaggi: riducono di un terzo l’entità dei sintomi e soprattutto possono essere presi per la prevenzione post-esposizione.
Un genitore di figli influenzati che deve lavorare per forza, ma è esposto al virus, ha due possibilità: usare dispositivi di protezione individuali (come aerare i locali o lavarsi spesso le mani) e/o prendere l’antivirale con il quale la probabilità di essere contagiato scende anche dell’80 per cento».
Tuttavia, se si viaggia molto sarebbe meglio vaccinarsi. «Il vaccino protegge fi no all’85 per cento nell’adulto, ma la sua capacità di copertura diminuisce nell’anziano al 35-40 per cento.
La vaccinazione antinfluenzale va però vista anche come protezione di gruppo: una comunità che si vaccina diffonde di meno la malattia e le sue complicanze, e conta meno decessi».

 
 
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