«I tifosi inglesi della partita di domenica 11 luglio riflettono, purtroppo, almeno metà della società dell’Inghilterra di oggi, nazionalista, maschilista, aggressiva, xenofoba e chiusa nel passato. E il trattamento vergognoso tenuto verso l’Italia, fischiare l’inno nazionale, abbandonare lo stadio prima della premiazione, rifiutare le medaglie, l’hanno riservato anche alla Danimarca e alla Scozia, a dimostrazione che si tratta di una mentalità consolidata e diffusa. Con l’Italia, poi, ci sono anche ragioni di risentimento storico, risalenti alla seconda guerra mondiale, come succede con la Germania. Un’Italia nemica nel 1945 che ritorna sul campo da calcio».
Il professor Alan Bairner, docente di sociologia e sport all’università di Loughborough, è un profondo conoscitore della storia del calcio, inventato proprio dagli inglesi, al Trinity college di Cambridge, con le 14 regole del 1848. Spiega che a Wembley, durante la finale degli Europei 2021, domenica scorsa, il rispetto tra vincitori e vinti, cuore del fair play, anche questo made in England, è stato abbandonato».
«Sono tornati gli hooligans dei quali pensavamo di esserci liberati, ma il problema va oltre i confini degli stadi», spiega l’esperto, «È il governo conservatore che deve rispondere di quello che è successo a Wembley. Sappiamo che la xenofobia è cominciata durante la campagna elettorale per il referendum sulla Brexit del 23 giugno 2016, quando i migranti sono stati dipinti come i nemici e l’Unione Europea la minaccia alla nostra sovranità. La destra del partito conservatore è riuscita, così, a raggiungere i voti di quegli operai del nord d’Inghilterra rimasti senza lavoro per colpa della globalizzazione. Sono questi tifosi che hanno cominciato a bere birra dalle prime ore di domenica e hanno tentato di entrare a Wembley senza biglietto. Un nazionalismo che caratterizza anche i lettissimi tabloid di destra come il Sun, il Daily Express e il Daily Mail, giornalacci purtroppo lettissimi tra chi ha un basso livello d’istruzione.
La Gran Bretagna di oggi è una società divisa tra una metà chiusa nel passato, razzista, nostalgica dell’impero e un’altra metà aperta alla globalizzazione e accogliente verso gli stranieri. E il governo di Boris Johnson riflette la prima. Anche se la seconda, devo dire, ha ammirato e gradito il gioco della squadra italiana, un team affiatato e simpatico per il quale abbiamo fatto tutti il tifo».