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martedì 08 luglio 2025
 
 

Insegniamo ai fidanzati come vivere il vangelo

30/09/2015  Dirigono l’Ufficio di pastorale familiare della diocesi di Pisa: «I corsi prematrimoniali dovrebbero essere solo catechesi, si deve parlare della fede e non degli anticoncezionali»

Cosa accade in una famiglia quando uno dei coniugi è colpito da un grande male? La testimonianza una “famiglia nella prova” sarà affidata nella veglia che precede il Sinodo sabato 3 ottobre in piazza San Pietro a Lucia e Francesco Masi, cinque figli e quattro nipoti. Dirigono l’Ufficio di pastorale familiare della diocesi di Pisa, fanno i “catechisti del matrimonio” e ora hanno un’altra esperienza da raccontare.

Spiega Lucia: «Ci siamo resi conto che la croce della malattia non porta sofferenza ma gloria e chi sta vicino al Signore non lo uccide nemmeno la malattia più grave. Noi viviamo la malattia nella speranza e sappiamo bene che non è la fine».

Una malattia in famiglia può essere causa di drammi. Loro lo sanno bene perché sono molti coloro che bussano alle porte della pastorale familiare per chiedere aiuto. Lucia risponde così: «Da soli non si può portare avanti un matrimonio e nemmeno lo si può fare con una malattia. Occorrono la fede e l’abbraccio della comunità».

Sono molte le speranze che i Masi ripongono nel Sinodo: «La questione più importante è la fede nel sacramento del matrimonio. Invece, spesso passano in primo piano questioni di dottrina, comportamenti e anche questioni economiche e legislative. Sta qui l’errore, considerare i corsi prematrimoniali una sorta di vademecum su cosa devono o non devono fare gli sposi cristiani. Invece, dovrebbero essere solo catechesi, si deve parlare del Vangelo e non degli anticoncezionali».

Nella diocesi di Pisa i corsi per i fidanzati sono affidati a coppie di catechisti: «La catechesi matrimoniale non dovrebbe essere limitata a poche settimane prima delle nozze, ma continuare soprattutto dopo. Un matrimonio cristiano supera molte prove se accanto agli sposi c’è la comunità».

Il questionario alla base del Sinodo nella diocesi di Pisa è passato dall’Ufficio famiglia a tutti i parroci: «Siamo orgogliosi di questo, perché al Sinodo si deve poter ascoltare il racconto dei problemi e dei desideri della famiglia di tutta la Chiesa, anche dell’ultima parrocchia del mondo».

Tra le questioni più importanti c’è la mancanza di comunicazione all’interno della famiglia. Dicono Lucia e Francesco, che con cinque figli sanno molto di cosa si parla: «Se la famiglia non diventa una comunità al suo interno, fallisce la sua missione di cellula che forma la società. Non dà esempio, non produce qualità».

C’è poi il problema delle norme: «Piuttosto, è la mancanza di una legislazione amica della famiglia dal punto di vista economico a mettere in crisi molte famiglie. La mancanza di lavoro per i giovani è il vero dramma sul quale vanno sollecitati i Governi».

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