Non sono denunciati. Per paura, per mancanza di fiducia nelle istituzioni, oppure perché sono le stesse vittime a non riconoscerli come tali. Sono i crimini d’odio, in inglese hate crimes, che hanno origine da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, linguistici o legati all’orientamento e all’identità sessuale. «È necessario un impegno comune delle istituzioni e della società civile e, in particolare, un maggiore dialogo tra forze dell’ordine e associazionismo», è questo il senso della conferenza che martedì 7 giugno ha riunito alla Camera del Lavoro di Milano gli esperti spagnoli, italiani, cechi e ciprioti del progetto “Together-Fighting against hate crimes” (Insieme-Per combattere i crimini d’odio).