«Negli anni delle prove più difficili - nell'esilio, nei lager, nelle prigioni, nei bunker dei partigiani - la gente di questo paese si salvava grazie alla profondità della propria fede». La presidente della Lituania, Dalia Grybauskaité, mette subito in chiaro l’identità di una nazione che ha saputo ricostruire il proprio futuro nel dramma di tre occupazioni - quella degli zar, quella tedesca e quella sovietica – facendo appello alla forza della fede. Ricorda che «per ben diciassette anni gli intrepidi fedeli hanno pubblicato e diffuso in clandestinità la "Cronaca della Chiesa Cattolica". Nessuna repressione del Kgb è riuscita a sopprimerla. Tutto ciò ci ha sostenuto spiritualmente». Si dice pronta a sostenere gli sforzi «per un mondo più umano. Per un mondo in cui ci sia meno povertà, meno dolore e più compassione. Affinché la Porta della Misericordia sia sempre aperta» e, citando la Giornata della memoria del genocidio degli ebrei lituani che si celebra domani ricorda «anche la lezione della misericordia dei nostri compatrioti. Nel paese in cui si sono sommati i crimini del nazismo e dello stalinismo, molte persone salvavano gli ebrei perché l'umanità era per loro la cosa più importante».
Papa Francesco è commosso, dopo il bagno di folla che ha accompagnato il suo arrivo dall’aeroporto al palazzo presidenziale. Parla alla Lituania, ma parla all’Europa quando ricorda il «”l’anima” che l’ha edificata e che l’ha aiutata a trasformare ogni situazione di dolore e di ingiustizia in opportunità, e conservare viva ed efficace la radice che ha prodotto i frutti di oggi». Nel corso della sua storia, che celebra i 100 anni della ritrovata indipendenza, questa nazione, ricorda papa Francesco, «ha saputo ospitare, accogliere, ricevere popoli di diverse etnie e religioni. Tutti hanno trovato in queste terre un posto per vivere: lituani, tartari, polacchi, russi, bielorussi, ucraini, armeni, tedeschi...; cattolici, ortodossi, protestanti, vetero-cattolici, musulmani, ebrei...; sono vissuti insieme e in pace fino all’arrivo delle ideologie totalitarie che spezzarono la capacità di ospitare e armonizzare le differenze seminando violenza e diffidenza».
E se la Lituania ha potuto non soccombere è perché ha coltivato «la tolleranza, l’ospitalità, il rispetto e la solidarietà. Guardando allo scenario mondiale in cui viviamo, dove crescono le voci che seminano divisione e contrapposizione – strumentalizzando molte volte l’insicurezza e i conflitti – o che proclamano che l’unico modo possibile di garantire la sicurezza e la sussistenza di una cultura sta nel cercare di eliminare, cancellare o espellere le altre, voi lituani avete una parola originale vostra da apportare: “ospitare le differenze”».
Così la Lituania diventa ponte tra oriente e occidente europeo offrendo alla comunità internazionale e in particolare all’Unione Europea un modello di dialogo e di convivenza. «Voi avete patito “sulla vostra pelle” i tentativi di imporre un modello unico, che annullasse il diverso con la pretesa di credere che i privilegi di pochi stiano al di sopra della dignità degli altri o del bene comune», dice papa Francesco .
La Lituania ha in sé un seme che può generare «ospitalità: ospitalità verso lo straniero, ospitalità verso i giovani, verso gli anziani, verso i poveri, in definitiva, ospitalità al futuro» per adempiere alla sua vocazione di essere terra-ponte di comunione e di speranza».