Ho letto che un social come Instagram ha annunciato che sperimentalmente ha eliminato la visibilità dei like. Vedendo quanto gli adolescenti stanno sui social e sono attenti a quanta gente mette i like sulle loro foto, pensa che questo esperimento avrà delle conseguenze sull’uso di questi strumenti?
LORIANO
Un “like”, una faccina ridente, un pollice alzato: segnali di gradimento per un contenuto pubblicato da qualcuno su un social, che sia un’immagine, un video o un testo, gradevoli e condivisibili. Per molti, i like finiscono per diventare il segno della presenza e del prestigio, come fossero un bel vestito o un’auto nuova, nelle comunità virtuali. E talvolta si è sotto pressione, nell’attesa speranzosa che il post pubblicato ottenga tanti like. Per molti adolescenti, esso diventa un segno di successo sociale, di riconoscimento da parte degli altri, e un elemento di rassicurazione su di sé. Dalla fine dello scorso maggio, in diversi paesi del mondo, tra cui il Canada, il Giappone, il Brasile e ora l’Italia, Instagram, che - non dimentichiamo - appartiene a Facebook, ha avviato la sperimentazione in cui alcuni utenti, scelti a campione e non sappiamo come, non vedranno più quei segni di apprezzamento ai contenuti che hanno pubblicato. Instagram è il social dei giovani, dove si pubblicano solo immagini: foto e video in cui i ragazzi raccontano la loro vita quotidiana. L’azienda spiega che l’intento è di concentrare le persone più sulla qualità di ciò che postano che non sugli apprezzamenti ricevuti. Certamente, questo apparirà liberatorio per quegli adolescenti che non misureranno la loro autostima sui like ricevuti. Cosa non da poco, soprattutto per alcune ragazzine che si confrontano nella gara di essere “la più bella del reame” o la più desiderata dai maschi proprio sul conteggio dei like. Tuttavia, sembra che dietro a questa sperimentazione, che in Canada è già finita, si celi un intento più sofisticato. Valutare se le interazioni nel social proseguono anche senza like, per spingere le persone a presentare in modo più accurato ciò che offrono. Già, perché i social stanno assumendo una funzione assai più redditizia: quella di essere vetrina per acquisti e scambi, che frutteranno agli azionisti dei social enormi introiti in pubblicità. La sperimentazione, poco interessata all’autostima degli adolescenti, sembra più attenta al ruolo degli “influencer” e permetterà di valutare se, prescindendo dal like, gradimento espresso in forma elementare, le persone saranno attente a una più accurata presentazione di sé e della propria “merce”. In una gara in cui il vincitore sarà chi venderà di più e non chi ha più seguaci on line. E gli adolescenti, futuri adulti con stipendio, saranno parte importante del gioco, come acquirenti.