Le donne, in particolare quelle di età
compresa fra 35 e 55 anni, sono le
principali consumatrici di integratori,
che spesso vengono scambiati per
farmaci ma in realtà sono assoggettati
alla normativa della filiera alimentare.
A chiarire i principali dubbi è la dottoressa
Anna Paonessa, responsabile dell’Area
nutrizione, prodotti dietetici e integratori
alimentari dell’Associazione italiana industrie
prodotti alimentari (Aiipa), che spiega
come la corretta assunzione di questi complementi
possa contribuire a mantenere
il benessere nell’ambito di un regime alimentare
e uno stile di vita equilibrati.
Gli integratori sono farmaci?
No, sono alimenti a tutti gli
effetti e, in quanto tali, devono
rispondere a tutte le
normative vigenti in materia
di etichettatura, produzione,
confezionamento
e igiene tipiche dei prodotti
alimentari. Non vanno però confusi con gli alimenti funzionali,
ovvero con quei cibi tradizionali
(yogurt, cereali, latte...) arricchiti con particolari
sostanze (come vitamine, minerali
o fibre), e neppure con i prodotti dietetici,
che hanno uno specifico obiettivo (riduzione
del peso) oppure sono riservati a
determinate categorie di soggetti (lattanti,
celiaci, sportivi...).
A che cosa servono?
Posto che gli integratori non possono sostituire
una dieta sana ed equilibrata, il
loro uso può essere utile in particolari
momenti della vita (gravidanza, menopausa...),
quando l’apporto di alcuni micronutrienti
può essere inadeguato rispetto
al reale fabbisogno. Se poi i ritmi
sono particolarmente frenetici, possono
supportare le funzioni fisiologiche dell’organismo
e aiutare a mantenere nel tempo
lo stato di benessere.
Sono prodotti sicuri?
Come tutti gli alimenti, l’immissione in
commercio viene approvata solo a fronte
di un’assoluta sicurezza per il consumatore.
A ulteriore garanzia, in Italia gli stabilimenti
di produzione sono autorizzati dal
ministero della Salute, che verifica anche
composizione e correttezza delle diciture
sulle etichette, notificate dall’impresa
all’atto della commercializzazione.
A quale legge devono rispondere?
Alla Direttiva 2002/46/CE, recepita in Italia
con il Decreto legislativo n. 169 del 21 maggio
2004, che impone sicurezza, etichetta
trasparente e assenza di pubblicità ingannevole
su eventuali eetti terapeutici.
In Italia, chi li controlla?
Tutte le autorità centrali e territoriali
addette al controllo sugli alimenti, dalle
Asl ai Nuclei antisofisticazione e sanità
(Nas) dei Carabinieri. In Europa, esiste
poi il cosiddetto Sistema di allerta
rapido per alimenti e mangimi (Rasff):
quando uno Stato membro individua
un rischio per la salute su un alimento,
viene immediatamente allertata la Commissione
europea.
Che cosa contengono?
Vitamine, sali minerali, fibre, acidi grassi,
amminoacidi, antiossidanti e altre sostanze
nutritive comunemente presenti
nel cibo, in forma singola o combinata,
concentrati sotto forma di “dosi”: tavolette,
capsule, compresse, bustine, fiale
o gocce.
Possono contenere erbe?
Sì, ma non vanno confusi con le fitomedicine,
che sono farmaci a tutti gli effetti. Gli
integratori a base di erbe sono sempre e
comunque alimenti, ma anziché apportare
nutrienti forniscono principi attivi in
grado di supportare le funzioni fisiologiche
dei vari apparati dell’organismo (regolarità
intestinale, buona digestione, qualità
del sonno, trofismo del microcircolo).
Le sostanze contenute sono valide
come quelle dei cibi freschi?
Gli integratori vengono assimilati proprio
come accade per il cibo, perché
dall’apparato digerente entrano nel flusso
sanguigno attraverso la parete intestinale
per poi svolgere la loro funzione.
Ogni nutriente esiste in diverse forme
chimiche, che possono influenzare la
sua biodisponibilità (ovvero la capacità
dell’organismo di assorbirlo completamente).
Per ogni sostanza, l’Autorità europea
per la sicurezza alimentare (Efsa)
indica quale forma utilizzare negli integratori
affinché sia biodisponibile.
Dove si può vericare se un integratore
rispetta i requisiti di legge?
Sul portale del ministero della Salute
(www.salute.gov.it) è possibile consultare
il registro nazionale degli integratori
che elenca i prodotti regolarmente
notificati per l’immissione sul mercato
italiano.
Nel 2013, la Food and drug administration
aveva accusato alcuni integratori
di rappresentare una minaccia per
il cuore: come mai?
La Fda è l’organismo statunitense di vigilanza
sulla qualità e sicurezza di cibi e farmaci.
In quell’occasione, era stata messa
sotto accusa la dimetilamilamina, un’anfetamina
diffusa in molti integratori americani
ma vietata in Italia. Nel nostro Paese non
corriamo questi rischi, perché la legislazione
europea in materia è molto più stringente
rispetto a quella del resto del mondo.
Dove si possono acquistare?
In tutti i tradizionali luoghi di vendita dei
prodotti alimentari, come supermercati,
farmacie o erboristerie. È consigliabile
porre attenzione nel caso di canali non
garantiti, come il web, dove si possono trovare
prodotti provenienti da ogni parte del
mondo, anche da Paesi con legislazioni diverse
rispetto all’Italia, che sfuggono ai controlli
con potenziali rischi per la salute.