Tatiana, 26 anni.
da Dnipro, Ucraina
Nel salotto di casa sua a Piatykhatky, cittadina rurale lungo la liena ferroviaria a Ovesta della città di Dnipro, Ucraina orientale, Tatiana mostra sul telefonino una foto di lei, allora ventunenne, elegante, radiosa e bellissima, in abito da sera verde, accanto a una coppia di sposi. «è l'ultima foto che mi ritrae prima dell'incidente che mi ha spezzato la colonna vertebrale e costretta su una sedia a rotelle, racocnta Tatiana. Era il 2018, stavo tornando in auto dal matrimonio di una coppia di amici in crimea. Un terribile scontro lungo la strada. Di tutti passeggeri io sono quella che ha riportato conseguenze più gravi». Il periodo successivo è stato terribile: ho sofferto tanto anche sentimentalmente, dopo l'incidente, il mio fidanzato di allora non se l'è sentita di continuare e mi ha lasciato».
Eppure, Tatiana oggi è tornata a sorridere. «Questa ragazza è davvero forte. Non si è arresa, coltiva tanti interessi, come ad esempio l'aromaterapia che infonde benessere, vuole essere autonoma e punta a dare coraggio e infondere voglia di vivere anche ad altre persone nella sua condizione, far capire loro che la vita non è finita», spiegano Rita Pereiaslova, 40enne operatrice della Ong Intersos, responsabile del programma di protezione di comunità della sede di Dnipro e sfollata interna, arrivata a Dnipro ad aprile del 2022 da Sjevjerodonetsk, nella regione di Luhansk.
Con il programma di protezione, Intersos si prende cura di Tatiana, che vive con i genitori e non ha un lavoro stabile. Quando ha avuto l'incidente si era appena laureata e puntava a seguire un master. In seguito, è riuscita ad ottenerlo, grazie al sostegno della sua famiglia, specializzandosi in Amministrazione di asili nido, psicologia e insegnamento. Il suo sogno è lavorare nel campo scolastico. Adesso, di pomeriggio, da casa sua, offre ripetizioni e dopo-scuola ad alcuni ragazzini, figli di conoscenti, ma non si tratta di un vero lavoro, piuttosto di una passione. Nella sua città, dice, « le barriere architettoniche sono ancora enormi: in un bar a prendere un caffè io con la carrozzina non possono entrare, perfino nelle farmacie non ci sono strutture per l'accesso dei disabili. In una scuola per me sarebbe impossibile lavorare perchè non hanno le infrastrutture apposite per i disabili».
La guerra, la violenza, i bombardamenti hanno reso ancora più difficoltosa la vita di persone che hanno una disabilità. In ogni conflitto a pagare il prezzo più alto sono i più vulnerabili, chi ha problemi fisici o pisichici, chi ha difficoltà di movimento, chi è anziano, solo, meno protetto. Per queste persone il rischio ulteriore è l'isolamento, l'emarginazione, l'abbandono, il senso di maggiore fragilità e di insicurezza. Ora, Intersos ha procurato a Tatiana una sedia a rotelle elettrica. Tatiana non aspetta neppure che sia tutta montata: mentre la prova, in casa, davanti allo sguardo dei suoi genitori, i suoi occhi si illuminano e sorridono. «Questa carrozzina elettrica mi permetterà di avere una vita sociale all'esterno, di muoversi per la città da sola, raggiungere l'ospedale. Mi aiuterà ad avere più autonomia».
Inna, 39 anni, al centro per i servizi sociali di Pavlohrad.
Nella cittadina di Piatykhatky Intersos, arrivata in Ucraina due anni fa nei giorni immediatamente successivi all'invasione russa, sostiene con il programma di protezione anche un centro temporaneo di accoglienza per sfollati interni. La Ong fornisce beni di prima necessità, ausili per le persone anziane, come occhiali da vista, per i disabili e per chi ha problemi di deambulazione, presta servizi di assistenza legale. «Prima della guerra questo era un centro per i servizi sociali che assisteva anziani, disabili, persone vulnerabil», spiega la direttrice Alyona Borets. «Con lo scoppio del conflitto si è subito convertito in una struttura di accoglienza per sfollati: ogni giorno arrivavano qui 100-120 persone, perché la città è sulla linea ferroviaria e quindi facile da raggiungere. All'inizio è stato drammatico, non avevamo abbastanza letti, cibo a sufficienza. Ma abbiamo accettato tutti, non abbiamo mai voltato le spalle a nessuno. Ci siamo dati tanto da fare, giorno e notte cucinavamo, lavoravamo per dare tutto l'aiuto necessario. Tanti sfollati sono rimasti a vivere in città, chi ha potuto ha anche comprato una casa. La gente del posto è stata molto solidale. Qui c'è uno spirito di grande accoglienza e tolleranza».
«Intersos lavora per aiutare sia gli sfollati interni sia gli abitanti locali bisognosi», spiega Daria Voskoboynik, 28enne operatrice sociale della Ong nella cittadina di Pavlohrad, a breve distanza da Dnipro, dove Intersos sostiene con il programma di protezione molte persone assistite dal locale centro per i servizi sociali. «Le pensioni sono molto basse e i prezzi dei beni primari sono cresciuti. Per tante persone, anche per quelle che hanno una casa, andare avanti è difficile». Lo è per Inna, 39enne non vedente, che vive a Pavlohrad con sua madre. Le persone con forme di disabilità, spiegano da Intersos, sono suddivise in tre gruppi, a seconda della gravità, del loro grado autonomia, della possibilità o meno di lavorare. Intersos ha aiutato Inna nella registrazione al primo gruppo di disabilità (quello di maggiore gravità), la aiuta nei suoi spostamenti, per raggiungere l'ospedale o altri luoghi della città. Inna non vuole parlare della sua disabilità, accenna solo al fatto di avere perso la vista ad un certo punto della sua vita. E' appassionata di tecnologia e le piace entrare in contatto con altre persone nella sua stessa condzione sui social network. «Tutto quello che desidero oggi», dice, «è poter tornare a vedere il sole, la natura intorno a me». La vita in guerra è ancora più difficile per Vyacheslav, che ha 54 anni ed è di Pavlohrad. Da Intersos spiegano che lavorava nell'edilizia, come muratore, ma un incidente sul lavoro gli ha provocato un pesante danno neurologico e ha problemi di memoria e di disorientamento. Vyacheslav non può più lavorare e per molto tempo ha vissuto con la pensione di sua madre, che è venuta a mancare. Molte delle persone seguite dal centro di Pavlohrad, spiegano le operatrici di Intersos, hanno problemi di salute precedenti al conflitto, ma la maggior parte di loro patisce gli effetti della guerra, la paura, la sofferenza vissuta, lo stress post-traumatico.
Evangelos Tsilis, 46 anni, direttore di Intersos in Ucraina.
Intersos è impegnata in prima linea nei Paesi e nei contesti segnati da guerre, violenza, povertà estrema, calamità naturali. «In Ucraina siamo arrivati ai primi di marzo del 2022, il primo anno abbiamo lavorato per la risposta immediata all'emergenza», spiega Evangelos Tsilis, direttore della Ong in Ucraina. «Ora, il tipo di intervento è cambiato e forniamo servizi più specifici con progetti che hanno il sostegno dell'Unione europea. Operiamo nell'Est - nelle zone di Dnipro e Kharkiv - e nel Sud, sul Mar Nero, ci concentriamo soprattutto nelle aree più vicine al fronte, quelle che ci stanno più a cuore perché i bisogni sono più grandi e urgenti e nel corso del 2024 vorremmo continuare su questa linea. Ci muoviamo su tre settori: il programma di salute, con unità moblli che raggiungono il fronte per fornire servizi medici, anche specialistici, il supporto all'emergenza - per dietribuire aiuti e identificare i bisogni - e il programma di protezione individuale, con il quale forniamo agli sfollati interni e ai locali bisognosi beni di prima necessità, kit per i bambini, supporto psicosociale, assistenza legale e burocratica».
La Ong lavora in collaborazione con enti locali, con centri di servizi sociali e strutture di accoglienza temporanea. L'attenzione è rivolta agli ultimi, i più vulnerabili, chi ha perso la casa e si è ritrovato sfollato, senza lavoro, senza soldi, senza futuro, alle madri con bambini piccoli, agli anziani soli, alle persone con disabilità, a chi ha vissuto il trauma della guerra e ha problemi psicologici e di relazione. «In tutta l'Ucraina contiamo circa 170 operatori. Per il 90% sono persone locali e più o meno la metà sono sfollati interni. E' stata una nostra precisa scelta: cercare profili adatti prima di tutto tra i giovani sfollati, per offrire loro una nuova opportunità».
(Foto in alto: un giovane operatore di Intersos distribuisce occhiali da vista agli anziani accolti nel centro di Piatykhatky. In copertina, foto Reuters: due donne passano accanto a un edificio bombardato a Dnipro)