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martedì 08 ottobre 2024
 
intervista
 

Claudia Gerini: «Federica mi ha insegnato a non piegare la testa»

07/06/2021  L'attrice interpreta la giornalista Federica Angeli in "A mano disarmata" stasera su Rai 1, tratto dall'omonimo libro pubblicato da Baldini + Castoldi

Ci sono ancora giornalisti coraggiosi, che non temono di indagare, denunciare, armati solo delle loro parole anche a costo di rimetterci di persona. Come Federica Angeli, cronista di la Repubblica, che grazie alle sue inchieste sul clan Spada, che imperversava da anni a Ostia, ha contribuito a far emergere il malaffare e a mandare in carcere decine di malavitosi. Dopo i suoi articoli e le sue denunce ha ricevuto ripetute minacce e vive da anni sotto scorta. Dal suo libro autobiografico A mano disarmata (Baldini + Castoldi) è stato tratto il film omonimo, stasera su Rai 1, con Claudia Gerini nei panni della giornalista. «Per avvicinarmi al suo personaggio», dice l’attrice «ho cercato di conoscerla meglio. Mi ha aperto le porte di casa sua, ho incontrato il marito e i tre figli e ho capito che c’erano tante affinità tra di noi. Ci accomuna uno spirito combattivo, anche io mi batto per i diritti e lagiustizia. Alla fine, eravamo così in sintonia che ci salutavano dicendoci: “ciao me”».
 Anche lei ha dei figli. Si è chiesta se sarebbe stata altrettanto coraggiosa, mettendo a rischio la propria vita in nome della verità?
«Io ho compreso a fondo le motivazioni che l’hanno spinta ad agire così. Lo ha fatto proprio per dare una testimonianza ai figli, per far loro capire che non bisogna piegare la testa e subire, ma lottare contro le ingiustizie.Io davvero non lo so come mi sarei comportata al suo posto, forse avrei denunciato le minacce ma magari non avrei avuto il coraggio di testimoniare dopo il tentato duplice omicidio a cui ha assistito sotto casa sua a Ostia».
Anche lei è cresciuta a Ostia, che ricordo ne ha?
«Io ho vissuto a Ostia dal 1980 al 1989, erano tempi in cui la malavita non aveva ancora preso piede come oggi. Conosco la situazione complessa che sta vivendo Roma, ho anche recitato in Suburra, in quel caso nei panni di una connivente con la malavita. Da attrice non sta a me giudicare il mio personaggio, ma da libera cittadina di sicuro preferisco stare dalla parte dei buoni come Federica Angeli, perché amo la trasparenza e odio la corruzione».
Lei ha ricevuto un’onorificenza di Ufficiale della Repubblica da parte del presidente Sergio Mattarella per i meriti nel lavoro e per il suo impegno nel sociale. Di che cosa si occupa?
«Collaboro con due realtà che lavorano con i disabili. Il progetto “Arte nel cuore” di Daniela Alleruzzo, che ha unito ragazzi disabili con ragazzi normodotati per recitare in un film d’avventura in cui ho lavorato gratis. Inoltre ho tenuto degli stage in una scuola. E poi collaboro con il Teatro patologico, che mira a formare i disabili tramite la recitazione, no ad arrivare a esibirsi al Moma di New York».
Che ne pensa del presidente della Repubblica?
«L’avevo già incontrato quando ho condotto con Flavio Insinna la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico. Lo amo molto perché si mette in gioco, ha una grande empatia e cerca di stare al fianco dei cittadini con una straordinaria umanità».
Lei è un’icona della femminilità, ma ha anche passioni un po’ da... maschiaccio!
«Sono arrivata a conseguire la cintura nera di Taekwondo e mi piace correre in auto su pista, tanto da aver partecipato a gare amatoriali di Formula 3. Poi mi tengo in forma fisicamente, credo che un attore debba educare il proprio corpo. Faccio molta ginnastica e vado a cavallo».
Prossimi impegni?
«Ho appena finito di girare una divertente commedia tutta al femminile, Burraco fatale, e mi vedrete in autunno in Hammamet, nei panni dell’amante di Bettino Craxi».
 

A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta

€ 17,00 € Editore: Baldini + Castoldi Collana: I saggi Pubblicazione: 23/04/2018 Pagine: 373 Formato: Libro in brossura ISBN: 9788893881050 Siamo a Ostia, nel 2013, e tra gli abitanti di quei palazzi c'è anche Federica Angeli, cronista di nera per le pagine romane di «la Repubblica», che in quella periferia è nata e cresciuta. Da tempo si occupa dei clan locali e ha subìto gravi minacce. Sa quindi come è fatta la paura, ma crede che l'altra faccia della paura sia il coraggio. Se i vicini rientrano obbedienti al comando del boss, lei decide di denunciare ciò che ha visto.

 
 
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