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domenica 12 gennaio 2025
 
Uomini straordinari
 

Intervista a Silvio Soldini, regista di "Il fiume ha sempre ragione"

07/09/2016  Esce l'8 settembre nelle sale il film documentario dedicato a due figure di artigiani straordinari, due tipografi che continuano a lavorare a mano, con la massima cura e attenzione ai particolari. Un inno alla lentezza e alla bellezza.

Esce nelle sale l’8 settembre il film documentario di Giovanni Soldini "Il fiume ha sempre ragione", dedicato alla figura di due artigiani tipografi, Alberto Casiraghy, di Osnago (Lecco), editore della Pulcinoelefante, 9400 libri al suo attivo, piccoli prodotti curati nei minimi dettagli, raccolte di poesie, di aforismi, con nomi come quello della poetessa Alda Merini. L’altro è lo svizzero Josef Weiss, tipografo, rilegatore e restauratore di libri che lavora nel Canton Ticino. Un film che scorre proprio come un fiume, lento e pieno di guizzi, fatto di sguardi, gesti misurati e sapienti, e tanta bellezza.

A chi è venuta l’idea del film?
«L’idea del film l’ha avuta Giovanni Bonoldi, con cui  anni fa avevo già fatto un film documentario, "Quattro giorni con Vivian", sulla poetessa Vivian Lamarque.  Mi ha semplicemente detto: “Sarebbe bello fare un film su Alberto Casiraghy e Josef Weiss”. Io Casiraghy lo conoscevo già, era finito in un mio documentario  del 1996, "Made in Lombardia", che raccontava diversi personaggi lombardi.  Bonoldi ha pensato di abbinarlo alla figura  di Josef Weiss».

Come si è passati dall’idea alla realizzazione?
«Non era un film facile, e abbiamo cominciato a conoscerci, a frequentarci.  Ho poi creato un clima di intimità, i due artigiani sono colti nel flusso delle loro giornate, non sembra che siano intervistati».

Perché questo titolo?
«A un certo punto del film Alberto Casiraghy è sulla sponda del fiume Adda e commentando l’incuria degli uomini che inquinano dichiara : “il fiume ha sempre ragione”, una rivendicazione della potenza della natura malgrado tutto. Anche io amo molto il fiume, ogni volta che ne incontro uno mi fermo a guardarlo, lui va e nessuno lo può fermare».

Questi due personaggi si conoscevano già?

«Si sono conosciuti prima attraverso le loro opere poi si sono incontrati alla fiera dei piccoli editori del castello di Belgioioso; si sentono, si vedono, si stimano reciprocamente e sono amici».

Qual è il messaggio del film?
«Il film è nato da una mia curiosità: perché queste due persone continuano a operare in questo modo in un mondo  che va nella direzione opposta, che è quella della velocità, che non bada  molto alla qualità e alla bellezza? I due credono in valori come quello della lentezza e della cura che in questo mondo stiamo perdendo. Altre loro caratteristiche sono  la gentilezza e la mitezza,che si respirano nei loro atelier. Sono poeti della vita, innanzitutto,  in loro non c’è niente di commerciale, il loro lavoro non dà loro un vero reddito. Entrambi vivono con niente. Il danaro per loro non è un valore.

Che circuito avrà questo film?
«Esce in dieci città all’inizio, poi farà il suo giro. Spero molto che venga scoperto perché nelle prime proiezioni che ho fatto ho visto che comunica molto, e la gente era molto emozionata. Questi due personaggi straordinari possono lanciare un messaggio nella bottiglia, riscoprire una nuova dimensione di vita.  Per alcuni la velocità è un valore, per loro lo è la lentezza».

Lei alterna documentari a film di finzione. Quali sono le loro caratteristiche?

«Il documentario ti dà l’opportunità di entrare in un modo che non conosci e lasciartene stupire. Nella finzione sei tu che devi creare un mondo che non esiste, anche se deve sembrare tutto reale». 

Quali sono i suoi progetti futuri?
«Sto lavorando a un film che verrà girato in autunno, con Adriano Giannini e Valeria Golino, una storia d’amore abbastanza diversa dal solito ambientata a Roma»

Josef Weiss e Alberto Casiraghy.
Josef Weiss e Alberto Casiraghy.

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