Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 26 marzo 2025
 
 

Belinelli, un cecchino a Chicago

01/04/2013  Ambizioni di vittoria per Marco Belinelli, approdato al basket dei Chicago Bulls. All'ombra di un certo Michael Jordan...

Già sei anni in Nba. Non un record assoluto per un italiano, comunque una lunga e brillante parentesi di carriera. Ingoiando qualche boccone amaro, ritrovandosi a suon di canestri vincenti. Marco Belinelli e i Chicago Bulls, il suo ultimo amore a stelle e strisce (dopo Golden State Warriors, Toronto Raptors e New Orleans Hornets): la squadra giusta per salire in cattedra sui parquet americani e sognare il grande trionfo finale. Intanto, si sta regalando una buona stagione, impreziosita da alcune prestazioni da sballo.

- Belinelli, come si sta a Chicago?

"A parte il gran freddo, si sta davvero bene".

- Nel basket, soprattutto?

"Era quello che intendevo. Grande società, eccezionale organizzazione, ottimo coach e staff, fantastici compagni. C’è tutto per arrivare in alto".

- E poi, è l’ex squadra di un certo Michael Jordan: sensazioni?

"Sapere di giocare dove lo ha fatto un fuoriclasse come lui in passato riempie di orgoglio e dà la carica per andare sempre al massimo. Del resto, qui si respira aria di storia del basket, quella fatta da Jordan e dai Bulls".
 
- Altro ambiente, rispetto a New Orleans?

"Naturalmente, s’è trattato di un importante salto di qualità, sotto tutti i punti di vista: squadre con differenti obiettivi e organizzazione. Ma non dimentico la parentesi di New Orleans: mi sono sentito a casa, ho avuto la fiducia di tutti".

- Dimenticati alcuni problemi del passato?

"Sì, assolutamente. E poi, si sa, nello sport è così che vanno le cose: e quando non vanno per il verso giusto bisogna anche saper accettare le critiche, dando il massimo per far ricredere chi le aveva avanzate".

- Nei momenti difficili le è mai venuta voglia di tornare a casa?

"Non scherziamo: l’Nba è il sogno di qualunque giocatore di basket, figurarsi se si può avere voglia di cambiare aria".

- Belinelli è sempre stato considerato un acquisto da Nba per il tiro da tre: ora ha fatto passi in avanti, vero?

"Era e resta la mia aspirazione. Non mi piace essere considerato solo un tiratore, uno specialista del tiro dalla distanza, ma voglio essere un giocatore quanto più completo è possibile. Certi risultati si ottengono solo con il lavoro, non conosco altri metodi: è quello che sto facendo per progredire, in attacco ma soprattutto in difesa".

- Cosa si aspetta dal futuro in Nba?

"Continuare a crescere sotto il profilo personale, innanzitutto".

- E poi?

"Sono nella squadra giusta per vincere qualcosa di importante: quindi…".

- Come vede i suoi colleghi italiani d’America? Gallinari?

"E’ cresciuto tanto, fino a diventare un vero leader. Del resto, non lo scopro io quanto sia forte Danilo".

- E Bargnani?

"Con Andrea abbiamo giocato insieme, durante la mia stagione a Toronto: è lì da tempo, magari potrebbe fare anche un’esperienza altrove".

- La Nazionale azzurra ha ripreso a vincere: sensazioni per il prossimo Europeo?

"E’ stato fatto un gran lavoro la scorsa estate: bisogna ricominciare da lì, senza porsi obiettivi".

 

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo