logo san paolo
sabato 03 giugno 2023
 
 

Flavia Pennetta: io e Wimbledon

30/06/2013  Dopo una lunga serie di infortuni, la Pennetta, a 31 anni, torna alla grande nel tempio del tennis. Il segreto? Grinta, famiglia e...

Orgoglio e rinascita. Flavia Pennetta, il ritorno del sorriso. Pensando al presente e guardando al futuro. Il presente si chiama Wimbledon, da vivere come un sogno che si avvera, dopo mesi di problemi e frustrazioni, tra guai e infortuni. Prima settimana superata, approdo agli ottavi, più avanti si vedrà cosa le riserverà ancora l’erba londinese. Quanto al futuro, arriverà poi il tempo per rifletterci su. A 31 anni, prima o poi arriverà il momento di tirare le somme e decidere sul da farsi. Intanto, ci si gode il momento positivo, che aiuta a dimenticare il buio passato più recente.

- Un anno dopo, altra storia a Wimbledon: dimenticati i guai?
"Per fortuna, i problemi fisici sono alle spalle. Il mio obiettivo era fare il massimo possibile qui, per poi essere al meglio sul cemento americano".

 - Tre turni superati: meglio di così?
 "Ho avuto un po’ di fortuna, per il ritiro della Azarenka. Ma dopo tanti problemi, un pizzico di buona sorte penso di meritarla. Per il resto, volevo giocare sciolta, senza mettermi pressioni, dando tutto quel che ho in questo momento. Sta andando bene".

- Nel match con la Cornet, un attacco di panico: reminiscenza dei guai recenti?
"Non so, non credo. Non mi accadeva da quando ero una ragazzina. Può succedere quando capisci di dover fare una certa cosa in campo ma poi non ci riesci. Era una fase positiva, mi sono ritrovata la mia avversaria addosso. Poi, per fortuna, mi sono sciolta e ce l’ho fatta".

- E ora si va avanti: fin dove?
"Fin dove riuscirò ad arrivare. Nel tennis si va in campo sempre per vincere, poi ci si può riuscire oppure no. Intanto, posso già essere più che soddisfatta di questo mio Wimbledon".

- Lei dice che nel tennis non c’è nulla di impossibile, ma se consideriamo la pesante sconfitta della Errani al Roland Garros con Serena Williams: non ha l’impressione che le migliori siano imbattibili?
"Serena lo è quando è al massimo: del resto, non è la numero 1 al mondo per caso. In quel caso, non può esserci partita con nessuna rivale al mondo. Ma è pur vero che essere al cento per cento tutti i giorni è umanamente impossibile".

- Che sensazioni si provano ad affrontare le migliori?
"Mai entrare in campo già battute. E’ quel che ci diciamo spesso, tra noi tenniste. Se il tennis italiano femminile ha ottenuto grandi risultati negli ultimi anni è anche merito di questa mentalità vincente".

- Quali i segreti di un gruppo così vincente?
"Difficile considerare un aspetto determinante: non c’è un comune denominatore, veniamo da esperienza differenti. Ma la squadra ha avuto una crescita costante, è diventata sempre più compatta e forte, quindi vincente".

- Come mai lo stesso non accade in campo maschile?
"Non è vero che non succeda. Noi abbiamo vittorie importanti dalla nostra parte, ma anche in campo maschile sono state fatte buone cose, prima con Volandri e Starace, ora con Fognini e soprattutto Seppi".

- Il suo personale segreto?
"Nessun segreto, solo il sostegno e la mentalità della mia famiglia, oltre che il lavoro e i sacrifici. In più la testardaggine e la voglia di arrivare di una ragazza del Sud".

- A volte, invece, la pressioni dei genitori sono controproducenti nel tennis?
"Spesso i genitori esagerano, con la loro presenza e le loro aspettative eccessive: così si fa solo del male ai ragazzi".

 - Cosa vede nel suo prossimo futuro?
"Innanzitutto, non avrei mai pensato di giocare fino a 30 anni, invece ne ho 31 e sono ancora in campo. Ma per il mio carattere e la mia storia sportiva non mi vedo a giocare tornei minori. Ho ancora voglia di allenarmi e di sacrificarmi: ma se a fine stagione mi trovassi al numero 150 (ora, a causa degli infortuni, è al 166) dovrei trarne le dovute conclusioni".

- Pericolo scongiurato, visti i risultati: fin quando pensa di andare avanti?
"Non so, fin quando starò bene e potrò competere a certi livelli".

- Cosa ha pensato quando gli infortuni l’hanno fatta precipitare in basso?
"In realtà, ho sempre pensato a tornare in campo, ritrovare le giuste sensazioni e riprendermi quel che la sfortuna mi aveva tolto. Può darsi che abbia avuto un po’ di fretta nel farlo, ma la voglia era tanta".

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo