Ha 29 anni. E' nata e cresciuta all'ombra della Grande Muraglia, lontano dalla fede. Poi, un giorno, Jiaqi Chen "ha incontrato" Dio. E ora accetta di raccontarsi.
Com'era la tua vita in Cina? Ci puoi raccontare della tua famiglia e di come e dove hai passato l'infanzia e l'adolescenza?
«Sono nata a Dongguan, una città del sud della Cina, vicino a Hong Kong. Sono figlia unica e ho passato i primi diciotto anni della mia vita a casa con la mia famiglia. Dopo gli anni di scuola sono andata a Nanchino, importante città cinese nella provincia dello Jiangsu, non lontano da Shanghai, dove ho studiato giornalismo all’università».
Cosa conoscevi dell'Europa e in generale dell'Occidente? Avevi mai sentito parlare della Chiesa e di Gesù Cristo?
«Una ragazza cinese come me del mondo occidentale sa ciò che trapela dai mezzi di comunicazione: da internet, dalla televisione e dalle canzoni. Della religione cattolica invece avevo un’idea molto vaga, avevo sentito parlare della Chiesa ma non sono mai entrata in contatto con la fede cristiana e mai avrei potuto immaginare quanto l’incontro con Cristo mi avrebbe cambiata, portandomi a guardare la realtà e di conseguenza la mia vita, con altri occhi, sotto una prospettiva completamente differente».
Avevi mai pensato ad andare in Italia? Quali erano le tue aspirazioni, umane e professionali? Cosa ti ha portato alla residenza Viscontea della Fondazione Rui, in cui hai vissuto per vari anni e hai iniziato il tuo percorso di avvicinamento alla fede cristiana?
«In realtà tutto è nato per caso, all’inizio il mio sogno era andare in Francia e studiare il francese. Poi è emersa la possibilità di venire in Italia e nel 2014 mi sono trasferita a Milano per frequentare un master in Marketing e Turismo all’Università Bocconi, dove poi ho proseguito gli studi laureandomi in Marketing Management grazie a una borsa di studio.
Cercando un posto in cui vivere, mi sono imbattuta nella Residenza Viscontea della Fondazione Rui. La sensazione è stata quella di avere trovato una casa e una famiglia, pur essendo lontana migliaia di chilometri dal mio paese, dai miei amici e dal mio contesto abituale. Ho incontrato persone che mi hanno accolta da subito con affetto. Sono diventata amica di ragazze provenienti da contesti culturalmente profondamente diversi dal mio e questo è stato decisivo: abbiamo imparato a scoprire le cose in comune e a farci sorprendere dalle differenze. È stata un’esperienza fantastica, che mi ha cambiato la vita».
Come hai scoperto Dio? Quali sono state le persone e le circostanze che ti hanno portata alla conversione?
«Ho incontrato Gesù nelle persone con cui ho condiviso la mia esperienza in Italia e in particolare la vita in collegio. Non scorderò mai ciò che nel mio primo giorno in Viscontea mi disse una ragazza, che faceva un periodo di tirocinio in un ospedale milanese e che ora è una cara amica: “Dove c’è gioia, c’è Dio”. Ho toccato con mano che aveva ragione: è proprio così. Gli anni passati alla residenza Viscontea sono stati davvero un grande regalo: l’amicizia, la condivisione, le chiacchierate sincere sono state una sorpresa fantastica. Una tappa fondamentale in questo cammino è stata la morte di mia nonna, nel dicembre del 2015. Su suggerimento di un’amica ho recitato una preghiera per lei e ho percepito che Qualcuno non solo consolava me, ma anche i miei genitori dall’altra parte del mondo.
Ho scoperto che la mia vita poteva essere più ricca, avere un senso più profondo. Quasi all’improvviso ho avuto la sensazione forte che mi mancasse qualcosa. Quel qualcosa l’ho trovato negli occhi felici e nelle vite belle e piene di molte ragazze con cui condividevo le giornate di studio e di svago e nel tabernacolo della piccola cappella della residenza. Quando ho capito che il segreto era Gesù, ho deciso di mettermi in cammino e questa strada mi ha portato al Battesimo e quindi ad entrare nella grande famiglia di Dio, la Chiesa».
Qual è il più grande dono che ha portato nella tua vita l'aver scoperto la fede in Gesù?
«Ho scoperto Qualcuno che mi ha sempre amato. Un Padre Buono che non ha avuto bisogno neppure che io lo conoscessi per amarmi “senza se e ma”. Ho scoperto un Amore senza confini e senza limiti, che non dipende neppure da quanto io possa essere brava o buona o da quanto possano essere efficienti “le mie prestazioni professionali o umane”, un Dio sempre pronto a perdonarmi e a darmi un’altra possibilità. Avere realizzato di essere stata da sempre amata, desiderata e scelta è stato quanto di più bello e grande potessi mai trovare nella mia vita e ora mi sento come “completata” da questo amore. Spero di poter testimoniare quanto ho trovato a chi mi circonda e raccontare a tutti la bella scoperta, che mi ha cambiato la vita».
Quali aspirazioni hai per il futuro? Tornerai in Cina o prevedi di fermati in Italia?
«Ho capito che la cosa importate, che davvero ci cambia e ci riempie la vita di senso, è dare testimonianza che sì, si può essere felici, si può avere una vita belle e piena. Vorrei riuscire a farlo tutti i giorni, nella famiglia, nel luogo di lavoro e negli ambienti in cui la mia quotidianità mi porta. Non so ancora se starò in Italia, se tornerò in Cina, se il mio lavoro mi porterà magari in un altro paese, ma vorrei continuare a vivere così: cercando il senso, la bellezza e Dio in ogni persona che incontro, in ogni cosa che faccio, ovunque».