Lui ci teneva che usassi la bici: ha gonfiato le gomme, abbassata la sella e finalmente ho vinto la mia pigrizia. Sono partita per un bel giro, sentivo alle spalle il suo sguardo soddisfatto... Sto per tornare e mi arriva un sms: «Ti ho lasciato aperto il cancelletto. Lascia fuori la bicicletta che te la ritiro io». Mi sento coccolata dal mio cavaliere. O sbaglio? NICOLETTA
— Cara Nicoletta, ti confido che quando mi arrivano buone notizie come questa mi sembra di respirare meglio anche con… la mascherina! Lasciami gustare le modalità di tuo marito di fare il cavaliere. Altro che matrimonio tomba dell’amore, come dicevano i nostri vecchi quando si credevano disincantati e intelligenti!
Punto di partenza: tu ammetti di aver accumulato qualche chilo di troppo durante la sosta forzata del Covid. Lui pensa che un po’ di esercizio di bicicletta ti farebbe bene. Ma non ti fa la predica, semplicemente prepara la bici accantonata nel garage a tua misura.
A questo punto – come dici onestamente – «ho vinto la mia pigrizia». E fai un bel giro. E a casa il marito ad attenderti e forse a escogitare un modo per riconoscere i tuoi sforzi e così ti invia un sms: puoi lasciare fuori la bici, per raggiungere il garage c’è una bella discesa scivolosa, e lui ci tiene a rimetterti a posto la bici come se ti onorasse. E tu lo chiami “cavaliere”! Giustissimo.
Ma quando nella vita di coppia succedono questi piccolissimi miracoli, si è sempre in due a farli accadere, ciò che accade è sempre reciproco, mai soltanto unidirezionale. È una specie di danza i cui passi sono: il suo accorgersi che una bella biciclettata ti farebbe bene, il tuo accorgerti che lui perde tempo per adattarti la bici, la sua gioia nel mostrartela “giusta” per te, il tuo riconoscere che lui si merita che tu vinca la tua pigrizia, il tuo uscire insediata sul trono-bici e il suo aspettarti, il suo desiderio di sollevarti dalla fatica di riportare il tuo “cavallo” nella stalla e la tua dolcezza del lasciarlo lì al cancelletto, in attesa che lui lo ritiri, e così via: la danza coniugale non è che il fidarsi che l’altro si fidi, riconoscere i passi dell’altro e mettere i propri al punto giusto, come succede nella più raffinata delle danze!
E che questo succeda attorno ai quarant’anni di matrimonio con i figli “a posto” (come racconti tu) rende questa danza ancora più sacra. Mentre tu lo riconosci cavaliere, lui ti riconosce come sua regina!