Due notizie di cronaca, una italiana e una francese, fanno riflettere su quanto siamo ancora lontani da una reale non discriminazione dei disabili. Stiamo parlando, in questi due casi, di persone Down e della ancora troppo diffusa incapacità non solo di provare la più semplice ma umana empatia verso un essere umano, forse più fragile o forse più sfortunato, ma anche di rispettarlo quando è percepita come diverso.
Il primo caso è avvenuto a Ferrara e lo ha reso noto la dirigente di un asilo nido segnalando a un giornale locale che pochi giorni fa una madre ha ritirato la figlia di dieci mesi motivando la sua scelta con l'aver scoperto che nella scuola vi è una delle assistenti (un'ausiliaria) con la sindrome di Down. La madre della bambina non si è presentata al terzo giorno di inserimento e si è poi recata a scuola di persona per ribadire che avrebbe ritirato la figlia perché non voleva che stesse nell'asilo con "quella ragazzà".
Si tratta di una giovane che come spiega la direttrice, «ha tutte le carte in regola per svolgere quel lavoro perché autonoma e preparata a svolgere i compiti che le sono stati assegnati. Tanto è vero che nessuno, da quando lavora, si è lamentato». Si tratta di un'assistente 37enne «che ha prestato servizio per otto anni in una scuola della città e per sei in questo nido, dove è arrivata dopo che un centro specializzato nell'inserimento lavorativo delle persone con sindrome di Down, il Cepim di Genova, ha approvato il mio progetto».
Altro Paese, altro ambiente, ma stessa ignoranza e insensibilità. La rivista Charlie Hebdo, nota per la strage dello scorso gennaio ad opera di fanatici islamici, e per la sua discutibile satira politica ha pubblicato una copertina utilizzando la sindrome di Down per ridicolizzare e insultare Nadine Morano un’eurodeputata ed ex ministra. In questo caso la libertà di espressione di cui il periodico è paladino si è trasformata in libertà di offendere e di trasmettere messaggi che pensavamo, almeno nel mondo dell'informazione, fossero ormai superati.