Mia figlia di quasi tredici anni ha morsicato sua madre. Sono arrivato a casa stanco morto (sono architetto e ho grosse responsabilità): la figlia chiusa in camera e mia moglie ancora dolente che urlava perché io non faccio mai niente per educare le figlie (ne abbiamo altre due).
Ma che ci posso fare io? Possibile che quando arrivo a casa non possa trovare un po’ di pace?
GIANCARLO
La risposta di Mariateresa Zattoni
– Caro papà Giancarlo, cerchiamo di vedere come stanno le cose: tu sei risentito perché non trovi sorrisi ad accoglierti dopo una giornata di duro lavoro. Tua moglie è risentita non solo per la violenza della figlia, ma perché tu non prendi immediata posizione e non castighi adeguatamente la morsicatrice, la quale – a sua volta – è risentita perché nessuno le chiede che cosa l’abbia fatta tanto infuriare e (forse) perché si vergogna… E allora?
Allora state tutti male! Lasciami dire che una famiglia è una famiglia perché ciascuno guarda prima l’altro che sé stesso: solo così circolano accettazione e amore, anche per sé stessi. Proviamo a immaginare questa vera “rivoluzione” da cui poi possono nascere tutte le altre?
Ecco: tu arrivi a casa e scopri il “fattaccio”; corri da tua moglie e baci proprio il braccio dolente, intanto ti informi su cosa ha scatenato la guerra; poi corri da tua fi glia, le chiedi come sta, pronto ad ascoltarla e le dici con fermezza almeno due cose: che le mamme si rispettano, perfi no quando sembrano avere torto, e che tu senti il suo dispiacere per essersi comportata in modo così violento… A questo punto, magari, ordini una bella pizza per tutti.
E così ragionate di famiglia: il luogo in cui si guarda prima l’altro che sé stessi, cioè il luogo che esporta pace per il mondo