«Avevo già perso dei treni, non potevo lasciar passare anche questo». Così Rita Silanos, 44 anni dalla provincia di Cagliari, racconta come ha presentato la domanda per insegnare fuori dalla Sardegna. Per cercare le possibili mete è andata sul sito di Ryanair e ha scelto le città collegate direttamente con l’isola via aereo: Milano, Torino, Perugia, Roma, Cuneo… Ha dovuto indicare fino a cento province in cui è disposta a trasferirsi.
Spedire la domanda non è stato facile. «Sono consapevole delle difficoltà di cambiare regione», spiega. «Ma ha prevalso la sensazione che alla mia età fosse l’ultima occasione per non sprecare gli studi e per ottenere il posto fisso». Rita, precaria ormai da oltre un decennio, si è laureata in Pedagogia nel 1998 con una tesi su una casa famiglia per adolescenti gestita dalle Vincenziane di Cagliari. «Prima ancora di terminare l’università, le suore mi hanno assunto e ho lavorato lì per nove anni». Nel frattempo ha vinto due concorsi, ottenendo l’abilitazione per la scuola elementare e l’asilo: «Capitava che mi chiamassero per delle “supplenzine” di pochi giorni, ma rifiutavo perché avevo un orario pieno». Una scelta più che comprensibile, ma che le ha fatto perdere punti preziosi in graduatoria.
Poi arrivò il “grande sorpasso”: con il nuovo corso di laurea in Scienze della formazione, le neolaureate superavano chi aveva la vecchia laurea in Pedagogia, ma non ancora il posto fisso. Nel frattempo Rita, aveva sposato Corrado e si erano trasferiti in un paese fuori dal capoluogo sardo, accendendo un mutuo per la nuova casa. Racconta: «I turni, anche notturni, non erano più possibili. Lasciai il lavoro dalle suore iniziando un decennio di precariato nelle scuole». Gli ultimi anni, almeno, le nomine erano annuali. «Ma ogni settembre», aggiunge, «vivevi con angoscia l’attesa della chiamata. Che poi voleva dire riuscire a pagare il mutuo e vivere dignitosamente».
Ecco da dove nasce la decisione di spedire la domanda per “il Continente”. Il cambio di regione potrebbe coincidere con un’altra novità importante. Proprio nei prossimi mesi, Rita (che si sta prendendo una seconda laurea in Teologia) e suo marito potrebbero coronare il sogno che hanno da quando si sono sposati: un figlio. Ne hanno già visto la foto e imparato il nome. Spiega Rita, raggiante: «Ben cinque anni fa abbiamo iniziato il lunghissimo percorso dell’adozione con le suore di Madre Teresa; da quattordici mesi siamo stati abbinati a un bambino indiano. Oggi è ancora all’orfanotrofio di Calcutta, ma a breve dovrebbe essere con noi».