Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 13 settembre 2024
 
Ruoli
 

«Io, vedovo, ora non so come fare il padre»

19/11/2018 

Da quando è mancata mia moglie, l’anno scorso, il mio compito di padre è molto cambiato. Lei sapeva sempre cosa fare, era decisa e i ragazzi capivano e accettavano le sue scelte, anche quando non erano d’accordo e magari si opponevano, brontolando e discutendo. Io invece mi sento insicuro e mi sembra di dover pensare a ogni decisione. Cerco di essere equilibrato: non voglio sembrare troppo permissivo, ma quando prendo decisioni nette, penso anche che hanno perso la mamma da pochi mesi. Soprattutto il primo figlio, che ha 19 anni (l’altro ne ha 17), a volte ho l’impressione che non abbia ancora fatto pienamente i conti con la morte della mamma. È scontroso, poco collaborante in casa. Sembra che non capisca che ora siamo soltanto noi tre e dobbiamo aiutarci. In più, rifiuta la consolazione della fede. Per fortuna, sento tanto vicina la presenza spirituale di mia moglie.

PASQUALE

— Caro Pasquale, chiunque vive, o abbia vissuto, un’esperienza di amore forte con una persona non può restare indifferente alle tue parole. Si è vissuta intensamente la vita di coppia, altrettanto intensamente si può sentire la vicinanza in spirito di chi si è amato, ma anche il dolore acuto per la sua assenza fisica e per la mancanza di tanti gesti quotidiani che vengono ricordati con gioia e con rimpianto. Si ha nostalgia degli sguardi, delle carezze, delle tante condivisioni che rendevano la vita più solida e più bella. Probabilmente è questo, a distanza di quasi un anno, il momento in cui il dolore appare con maggiore forza. E c’è fatica nell’attraversarlo, per te e per i tuoi ragazzi. Forse ancora di più per il maggiore dei tuoi figli che nasconde lo sguardo con i suoi atteggiamenti scontrosi e sfuggenti. Magari per non vedere gli stessi suoi sentimenti in te e nel fratello. Fa fatica a trovare un equilibrio: provare certi sentimenti potrebbe farlo sentire più debole e allora deve reagire anche a costo di apparire insensibile. Capisco che talvolta tu ti senta solo nelle scelte educative. Penso però che i tuoi ragazzi siano ormai abbastanza grandi per chiedere il loro contributo alle decisioni. Può darsi che la maggiore partecipazione alle scelte possa riavvicinare anche il figlio più grande alla condivisione della fatica di questo momento. Nelle situazioni di grande dolore, ogni discorso è insufficiente, perché siamo di fronte a un mistero, a qualcosa che trascende le nostre povere parole umane. In certi momenti, però, è sufficiente trovare il coraggio di lasciarsi andare ai ricordi, per sentire che la persona che non è più con noi è ancora viva in quello che, con le sue parole e con la sua vita, ci ha lasciato in eredità.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo