Si sono dimessi per il bene della banca e per il bene della Santa Sede. E l'hanno deciso loro, naturalmente. Il linguaggio del comunicato della Sala stampa della Santa Sede che annuncia le dimissioni del direttore generale dello Ior, Paolo Cipriani, e del suo vice, Massimo Tulli, salva la forma, ma interviene pesantemente sulla sostanza. È una scossa per lo Ior. L’ennesima. E sicuramente non sarà l’ultima. Lo scenario adesso è davvero inquietante.
Perché improvvisamente alle nove della sera di lunedì 1 luglio il vertice del management lascia il posto così repentinamente? Bisogna tornare indietro di qualche mese quando il Rapporto annuale dell’autorità di informazione finanziaria, l’organo di controllo dello Ior, presieduto dal cardinale Attilio Nicora, rivela che vi sono alcune operazioni sospette su alcuni conti della banca vaticana. Si indaga tra le pieghe dello Ior e l’operazione viene eseguita dagli 007 della Promontory, una società americana al vertice mondiale delle aziende di advisory finanziario, quelle che scandagliano i documenti e valutano i rischi delle banche e delle finanziarie, chiamati a scovare i guai dello Ior dal nuovo presidente il tedesco Ernest von Freyberg, nominato da Benedetto XVI pochi giorni prima di lasciare l’ufficio di Sommo pontefice.
Ma l’indagine parte da più lontano e quello che trovano i consulenti americani è solo la punta dell’iceberg. Bisogna risalire al 2010, al tempo della presidenza di Ettore Gotti Tedeschi. Cipriani era delegato insieme al presidente ad effettuare le movimentazioni e dallo Ior escono due bonifici per complessivi 23 milioni di euro che transitano su un conto del Credito Artigiano per finire sula sede di Monaco della Jp Morgan, banca d’affari americana. Dal Credito Artigiano parte una segnalazione alla Banca d’Italia e gli investigatori di Bankitalia bloccano la somma. Finiscono indagati per riciclaggio Ettore Gotti Tedeschi e Cipriani. Indagano anche le Fiamme Gialle e scoprono una serie di illeciti.
I problemi dello Ior, gli ultimi in ordine di tempo dopo anni di cose
inquietanti, nascono tutte la lì, dall’operazione 23 milioni, la madre
di tutte le indagini sullo Ior. Da allora è una valanga. Ma
Cipriani, pur indagato rimane al suo posto, mentre Gotti Tedeschi dopo
due anni si dimette tra le polemiche. Le indagini interne tuttavia
continuano. Anzi, si fanno più fitte con l’arrivo degli americani di
Promontory. E’ gente che non guarda in faccia nessuno, nemmeno i
monsignori. La regola imposta dal nuovo presidente tedesco e da Benedetto XVI è quella della tolleranza zero.
Ma non è facile, le resistenze sono molte. A nessuno piace che si guardi in casa propria con tanta attenzione. Con
l’elezione di Papa Francesco le cose si fanno più stringenti. E quando
Bergoglio nomina la “Pontificia commissione referente” in pratica una
commissione con ampli poteri speciali di inchiesto sullo Ior che deve
riferire solo al Papa, la misura è colma. Ma c’è anche un altro
fatto nuovo e cioè l’arresto di monsignor Nunzio Scarano, il funzionario
vaticano dell’Apsa indagato dai magistrati di Salerno che seguono la
pista di una brutta storia di evasione fiscali e capitali all’estero.
Monsignor Scarano è arrestato insieme ad un ex-007 italiano e ad un
broker. Possibile che nessuno si sia accorto di niente? E chi ha
autorizzato le movimentazioni di centinaia di migliaia di euro molto
sospette? Le indagini continuano: sia quelle interne al Vaticano, sia
quelle tra Italia e Svizzera delle autorità italiane.
Ma per il bene della banca e della Santa Sede è meglio che i vertici
tecnici dello Ior facciano un passo indietro. E quello che avviene la
sera del 1 luglio. Il posto di Cipariani è preso ad interim dal
presidente tedesco della banca, mentre quello di vice è finito ad uno
dei funzionari di quella Promontory che ha rivoltato la banca e ha messo
gli occhi sui venti mila conti che ospita, compresi quello sospetti. La stessa cosa accade per il posto di capo dell’ufficio rischi, luogo strategico dove girano i soldi.