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mercoledì 16 ottobre 2024
 
rivolta in iran
 

Teheran abolisce la polizia morale, ma continua a reprimere chi protesta contro il regime

04/12/2022  L'annuncio è arrivato oggi dal procuratore generale. Ma intanto quattro persone sono state giustiziate per impiccagione. E un'allenatrice di pallavolo, Fahimeh Karimi, è stata condanna a morte per aver partecipato alle manifestazioni di protesta

Dopo oltre due mesi e mezzo di proteste in tutto il Paese contro il regime degli ayatollah, in Iran la polizia morale viene abolita. L'annuncio è arrivato dal procuratore generale di Teheran Mohammad Jafar Montazeri. Istituita nel 2005 durante la presidenza uktraconservatrice di Mahnoud Ahmadinejad, ldal 2006 la polizia morale o religiosa (Gasht-e Ershad) - costituita da agenti uomii e donne - hanno il compito di pattugliare le strade per controllare che tutti i cittadini siano vestiti in modo considierato decente, ovvero secondo le norme stabilite dalla Rivoluzione islamica, e in particolare che le donne indossino correttamento il velo islamico, obbligatorio per legge, non solo per le iraniane ma anche per le straniere.

Lo scorso settenbre è stata prorpia la polizia morale a fermare e arrestare a Teheran la giovane di Saqqez, nel Kurdistan iraniano, Mahsa Amini, morta durante la detenzione, il 16 settembre, dopo tre giorni di coma. «La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l'ha creata», ha dichiarato il procuratore generale. Una decisione che, tuttavia, non viene accolta come un concreto segnale di cambiamento. Di fatto, l'annuncio suona come uno specchietto per le allodole, una concessione ai manifestanti nel tentativo di placare una rivolta animata da rivendicazioni che vanno aldilà della questione del velo e dell'abbigliamento, un movimento che chiede a gran voce libertà e rispetto dei diritti.

Mentre veniva annunciata l'abolizione della polizia morale, infatti, questa mattina quattro iraniani, arrestati lo scorso giugno per legami con l'intelligence di Israele e condannati alla pena capitale. sono stati giustiziati per impiccagione.Ieri, è giunta notizia che la casa di Elnaz Rekabi, 33enne campionessa di arrampicata sportiva, è stata rasa al suolo: la punizione per il gesto rivoluzionario dell'atleta che, durante una cmpetizione a Seul, aveva gareggiato senza l'hijab, con il capo scoperto, contravvenendo alle regole della Repubblica islamica. Al suo rientro in Iran, Rekabi aveva giustificato il suo gesto spiegando che il velo le era semplicemente scivolato via: una dichiarazione alla quale con molta probabilità era stata costretta, come del resto dimostra il fatto che, una volta tornata, l'atleta sia stata sottoposta ad arresti domiciliari non ufficiali. E, adesso, la decisione delle autorità iraniane di demolire la sua abitazione. 

Nei giorni scorsi la scure del regime si è abbattuta anche su un'altra sportiva: Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli, arrestata durante le manifestaizioni di protesta a Pakdasht (nella provincia di Teheran) e accusata di aver sferrato dei calci contro un agente del corpo paramilitare dei basiji, è stata trasferita nel carcere di Evin - l'inferno dei dissidenti politici - ed è stata condannata a morte. Guai con la giustizia iraniana erano arrivati anche per il popolarissimo calciatore iraniano Voria Ghafouri: molto critico nei confronti del regime e aperto sostenitore delle proteste, il giocatore era stato arrestato per propaganda contro il sistema politico e offesa alla squadra nazionale. Poco prima della partita in Qatar fra Iran e Stati Uniti Ghafouri è stato rilasciato su cauzione.

Desta grande preoccupazione la situazione del noto rapper iraniano Tomaj Salehi: arrestato a fine ottobre per il suo sostegno alle rivolte, Salehi è stato poi trasferito nel carcare di Evin ed è stato costretto a una video-confessione in cui appare bendato, in ginocchio e dice di essere pentito. Il rapper ora rischia la pena di morte. 

Un paio di giorni fa il ministro degli Esteri iraniano Hossein AmirAbdollahian ha cancellato il viaggio previsto in Italia per partecipare ai Med dialogues organizzati da Farnesina e Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale). Come sottolineano gli attivisti, è fondamentale che la comunità internazionale continui a tenere desta l'attenzione su ciò che accade a Teheran e non abbandoni i manifestanti iraniani.

 

(Foto Reuters)

 
 
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