Ogni giorno porta la sua pena in questo Ramadan insanguinato dal terrorismo. Oggi è sotto attacco l’Iran. Uomini armati hanno preso d’assalto il parlamento di Teheran e il mausoleo dedicato all’ayatollah Khomeini, il leader della rivoluzione che nel 1979 portò al potere la teocrazia.
Le notizie da Teheran sono ancora confuse. I morti sarebbero 12, mentre i feriti sarebbero una quarantina. L'attacco è stato quasi simultaneo. Un primo gruppo di 4 terroristi armati con Kalashikov è entrato nel Parlamento e ha aperto il fuoco. La sparatoria è durata a lungo, ma le autorità iraniane hannoi negato che ci sia stata una presa di ostaggi all'interno del Parlamento. Intanto un altro commando armato è entrato in azione al mausoleo, nella parte sud di Teheran, dove un terrorista, forse una donna, si sarebbe fatto esplodere. Era stato segnalato un boato anche nella metropolitana, ma non ci sono state conferme. In tarda mattinata è arrivata la rivendicazione degli attentati da parte dell'ISIS. Sarebbe la prima volta che ISIS rivendica un attentato sul suolo iraniano.
L’attacco che ha preso di mira Teheran era in qualche modo annunciato. Lo scorso febbraio il ministro dell’intelligence, Seyyed Mahmoud Alavi, aveva svelato lo smantellamento di una rete terroristica formata da 8 individui, di nazionalità non iraniana. Meno di un mese fa c’era stato l’annuncio di un altro complotto terroristico, definito “professionale e preciso”, sventato da parte dei servizi di sicurezza. Era stato anche sequestrato del materiale esplosivo.
A marzo l'ISIS aveva diffuso in rete un messaggio di 36 minuti in lingua farsi (la lingua parlata in Iran) in cui accusava l'Iran di persecuzioni nei confornti della minoranza sunnita. Nel video si incolpava il governo iraniano di aver giustiziato dal 1979 ad oggi 18.000 sunniti e un appello incitava i sunniti iraniani a unirsi alle milizie del Califfato per "difendere la loro dignità".
Quando fanno riferimento ai terroristi, le autorità iraniane usano il termine “Takfiri”. La parola indica i musulmani considerali “miscredenti” e “infedeli”, in genere sunniti rivali del regime di Teheran. Le accuse delle autorità iraniane nei confronti dei Takfiri sono ricorrenti.
Giusto un anno fa, nel giugno del 2016, il governo iraniano aveva annunciato di aver sventato un “piano criminale” di vaste proporzioni che puntava a colpire Teheran e altre città proprio durante il mese sacro del Ramadan.
Nel maggio del 2015 il general maggiore Qassem Soleimani, capo delle operazioni militari iraniane all'estero, aveva definito l'ISIS "una piaga e una catastrofe" che minacciava i confini della nazione. "Dobbiamo mettere in quarantena le nostre frontiere per proteggere il bene della nostra nazione e aiutare i nostri vicini, per evitare che questo cancro non si diffonda nel nostro paese", avea aggiunto l'ufficiale.
Nel giugno del 2009 ci fu un attacco suicida sempre nelle vicinanze del mausoleo di Khomeini, ma non ci furono vittime. Il mausoleo è un edificio imponente, sovrastato da una cupola dorata e circondato da quattro alti minareti, che contiene la tomba di Khomeini, di sua moglie e del secondo figlio Ahmad. Ci sono anche le tombe di grandi personalità iraniane, come l’ex presidente Rafsanjani.
L’Iran è in prima linea, in Siria e in Iraq, nella lotta contro i jihadisti dI ISIS e al Qaeda. Sarebbero almeno un migliaio i militari iraniani impegnati sul campo in Siria.
Gli eventi di oggi a Teheran aggiungono nuova instabilità nella regione del Golfo dopo la decisione di Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi, Egitto, Yemen, Maldive e Comore di rompere le relazioni diplomatiche con il Qatar, accusato di ispirare e finanziare l’Islam radicale. Il presidente americano Trump, che ha visitato l’Arabia Saudita a fine maggio, ha rivendicato su Twitter il merito della crisi diplomatica con il Qatar. Ma dovrebbe ricordare che in Qatar si trova ad Al Udeid la più grande base militare americana nella regione, capace di ospitare fino a 120 aerei, e con un personale di 11.000 militari. Oggi finora Trump ha usato Twitter due volte, ma non ha fatto alcun rifeerimento all'attacco a Teheran.