Sono arrivati insieme sullo stesso pulmino: il presidente israeliano Shimon Peres, quello palestinese Mahomud Abbas, il patriarca Bartolomeo e papa Francesco. E insieme, al termine del "vertice di preghiera" che si è tenuto nei giardini vaticani, hanno piantato un albero d'ulivo. In mezzo tre momenti religiosi distinti, per le tre religioni: ebraica, cristiana e musulmana e le tre invocazioni del Papa e dei due leader politici.
Un pomeriggio speciale quello che ha visto Peres e Mahomud Abbas abbracciarsi e invocare insieme la pace per i loro Paesi. Una pace per la quale ci vuole coraggio, ha sottolineato papa Francesco. Oggi si è segnato «l'inizio di un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide», sapendo che la «la preghiera può tutto».
«Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra», ha detto papa Francesco tornando su una frase già usata nel viaggio in Terra Santa dove ha parlato della necessità di essere artigiani di pace.
«Quando ero ragazzo, a 9 anni, mi ricordo la guerra, mai più mai più», ha detto Simon Peres ricordando che «la pace richiede sacrifici e compromessi». Dal canto suo Abu Mazen ha ribadito che «noi desideriamo la pace per noi e i nostri vicini. Noi cerchiamo la prosperità e pensieri di pace per noi come per gli altri». Il presidente palestinese ha supplicato per una «pace giusta, una vita degna e la libertà» e ha chiesto a Dio «di rendere il futuro del nostro popolo prospero e promettente, con libertà in uno Stato sovrano e indipendente» e ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II: «Se la pace si realizza a Gerusalemme, la pace sarà testimoniata nel mondo intero».
Al termine l'incontro privato nella Casina Pio IV e nuovo abbraccio tra i presidenti. Abu Mazen e Shimon Peres si fermano ancora un giorno in Italia per incontrare il ministero degli esteri Mogherini.