Prove tecniche di ritorno alla normalità. Il turismo è uno dei settori più flagellati dalla pandemia. Il settore a livello globale ha perso 1.300 miliardi di dollari nel 2020 a causa delle restrizioni ai viaggi causate dall’emergenza, come ha sottolineato l'Organizzazione mondiale del turismo (Omt-Unwto), l'agenzia dell'Onu, qualche mese fa. La cifra rappresenta «più di 11 volte la perdita registrata durante la crisi economica globale del 2009», e corrisponde a un calo del 74% degli arrivi di turisti nel mondo rispetto al 2019.
Israele non fa eccezione e dopo una campagna vaccinale condotta a tempo di record (attualmente si è pssati alla quarta dose per malati e fragili) è stato uno dei primi Paesi a riaprire agli stranieri vaccinati la scorsa primavera. Poi, con la quarta ondata e l’impatto devastante della variante Omicron, si è scelto una linea prudenziale e ai primi di dicembre il governo di Israele ha dovuto bloccare nuovamente gli ingressi dei viaggiatori stranieri. Una misura che è stata poi prorogata al 22 dicembre, ponendo una pietra tombale sulle residue speranze di ripresa entro fine anno del turismo internazionale, soprattutto di quello religioso con l’arrivo di pellegrini per le celebrazioni di Natale.
Dal 9 gennaio scorso i cittadini stranieri vaccinati e/o guariti (secondo la definizione del Ministero della Salute) provenienti da un Paese arancione (com’è ora classificata l’Italia) possono entrare nel Paese anche individualmente e non solo in gruppi organizzati. La procedura d’ingresso – spiegano dall’Ufficio nazionale israeliano del Turismo in Italia – prevede la compilazione di un modulo online per ogni singolo cittadino straniero che programma l'ingresso in Israele, un test PCR (entro le 72 ore prima dell'ingresso in Israele) o un test antigenico (entro le 24 ore prima dell'ingresso in Israele) da effettuarsi nel Paese di provenienza e infine l’esecuzione di un test PCR al momento dell'arrivo in Israele con conseguente ingresso in isolamento per 24 ore o fino a quando non perverrà la comunicazione dell'esito negativo del test effettuato.
«È la giusta e doverosa risposta alle attese dei viaggiatori internazionali che desiderano venire nel nostro Paese per motivi religiosi, culturali, d’affari o semplicemente di svago», spiega Kalanit Goren, direttrice dell'Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo a Milano nonché consigliere per gli Affari turistici dell’Ambasciata israeliana, «i turisti possono stare tranquilli perché ci sono procedure rigorose ed approfonditi standard di prevenzione e sanificazione. C’è un sistema sanitario eccellente in ogni angolo del Paese. Ci sono immensi spazi aperti, dal deserto alle foreste alle spiagge, in grado di garantire il necessario distanziamento sociale».
In occasione della riapertura, il Ministero del Turismo di Israele nei giorni scorsi ha lanciato sul proprio sito web di una landing page dedicata alle formalità e alle regole di ingresso per i turisti stranieri. All’interno della landing page saranno inserite tutte le informazioni necessarie e utili in merito alle linee guida locali relative al Covid 19 per un turista vaccinato o guarito che vorrà visitare Israele. La landing page, che verrà aggiornata a secondo delle future normative, è attualmente in inglese e prossimamente sarà tradotta in altre lingue. «Il nuovo portale», spiega Kalanit Goren «rappresenta l'impegno sempre costante di informare e di tenere vivo l'interesse per la nostra destinazione. Speriamo davvero che da questo momento in avanti si possa ricominciare a viaggiare, a scoprire e riscoprire la nostra splendida Israele».
Prima delle restrizioni, Israele era tra le mete preferite dai turisti italiani: nel 2019, ultimo dato a disposizione, ne erano arrivati ben 190.700, il 27% in più dell'anno precedente e il 77% in più di quello prima ancora. Gli italiani rappresentano il quarto mercato turistico per il Paese, che viene scelto per la storia, la natura, le spiagge, i deserti, la vita notturna. In totale, nel 2019, sono arrivati in Israele 4,55 milioni di turisti (aumento dell'11% rispetto all'anno precedente). A causa della pandemia il settore è precipitato con 832.500 ingressi turistici nel 2020 e 401.500 nel 2021.
L’occasione per “festeggiare” questa, si spera definitiva, ripartenza si è avuta martedì mattina a Milano alla Fondazione Nocetum durante la festa ebraica del Tu' Bishvat, il Capodanno degli alberi, organizzata dall’Ufficio nazionale israeliano del turismo alla quale è intervenuta anche Kalanit Goren Perry. Il Tu’ Bishvat indica semplicemente una data, ovvero il “15 di shevat”. Quest’anno la festa ricorreva il 16 gennaio. Il nome di “Capodanno degli alberi” ha una duplice origine: la ricorrenza fu anticamente istituita quando, in Israele, la vegetazione dava i primi segni di ripresa dopo il freddo invernale; tuttavia il “capodanno” non alludeva solo all’inizio di un nuovo ciclo della natura; infatti in quella data cominciava anche il nuovo anno fiscale. Piantare alberi è, nell’ebraismo, un atto così importante che, secondo il maestro Yohannan ben Zakkai (I secolo d.C.), se arrivasse il Messia nel mentre «prima finisci di piantare l’albero, poi va’ a magnificare il Messia».
Durante il Tu Bishvàt si mangiano i frutti delle sette specie con le quali è stata benedetta la terra d’Israele, ovvero il grano, l’orzo, l’uva, i fichi, il melograno, le olive e i datteri. In questo giorno che rimanda a madre terra, si riflette sull’importanza della natura.
Per l’occasione a Milano sono stati piantati simbolicamente tre alberi di ulivo, pianta simbolo d’Israele, come buon auspicio per il futuro.