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domenica 06 ottobre 2024
 
 

Italia fidati della famiglia

15/09/2013  Le conclusioni della 47a Settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi a Torino. E le sintesi di quanto emerso negli otto gruppi di lavoro.

Nessun tema le è estraneo. La famiglia rappresenta una sfida in campo educativo, religioso, sociale, economico, politico. Anche in quello urbanistico, a ben vedere, giacchè le famiglie abitano le città, hanno bisogno di un tetto, di trasporti, di luoghi dove incontrarsi. La famiglia è tanto, per un Paese. Se cresce lei, cresce la comunità intera. Vale anche da noi. La 47a Settimana sociale dei cattolici italiani si chiude con una serie di analisi puntuali. E di richieste concrete.  E stato tracciato un percorso. «E per un viaggio come questo», ha commentato in chiusura il sociologo Luca Diotallevi, «non si parte quando si è pronti, ma si parte quando si è chiamati».

I giorni di Torino dimostrano che il tempo è giunto. «La famiglia non è un affare privato», ha sottolineato ancora Diotallevi.  È questo l’«elemento politicamente scorretto» che si vuole introdurre nel dibattito pubblico. Una constatazione, questa, a cui corrisponde una tesi, mutuata dalla prolusione del cardinale Bagnasco: «L’architettura della famiglia è una parte essenziale, ineliminabile nell’architettura della civitas». Questo comporta che «non ogni civitas è compatibile con un’architettura della famiglia». Da qui, ha proseguito Diotallevi, nasce l’esigenza che «la famiglia venga pubblicamente riconosciuta».

1. La missione educativa della famiglia


«I cattolici, oggi più di ieri, hanno il compito di raccontare la gioia dell’amore cristiano e testimoniare la bellezza della famiglia». Lo ha detto Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana, sintetizzando oggi i lavori del primo gruppo di studio della Settimana Sociale, dedicato alla “missione educativa” della famiglia. Sessanta gli interventi, ha riferito aprendo al Teatro Regio di Torino l’ultima giornata dei lavori, dai quali è emersa ad esempio la “valenza pubblica” della missione educativa della famiglia, che fa della genitorialità non solo una generatività biologica, ma anche una “generatività sociale”, che «si assume un compito di cura che va al di là delle cure domestiche». Riconoscere la “differenza”, tra i sessi e tra le generazioni, ma anche «il contributo sociale delle famiglie, impegnate nell’adozione e nell’affido»: queste le richieste delle famiglie cattoliche alla politica, anche «individuando momenti pubblici di valorizzazione delle famiglie», con un’apposita Giornata.

Scarica qui il documento riassuntivo di questo gruppo di lavoro.

2. Le alleanze educative, in particolare con la scuola

  


Serve “una Chiesa alleata della famiglia”. Lo ha detto Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc, sintetizzando i lavori del secondo gruppo di studio della Settimana Sociale, dedicato alle “alleanze educative”, in particolare con la scuola. Il primo nodo affrontato, ha riferito la relatrice, è stato quello del rapporto tra istituzioni, società e famiglia, “prima cellula della società”, partendo dalla consapevolezza che “l’identità relazionale generativa della famiglia è a fondamento della società”. Quelle cattoliche, ha detto la presidente dell’Agesc, devono essere “famiglie protagoniste, motivate ad attivare una risposta dello Stato, devono scuotere la società”. Nel gruppo, è emersa anche la “grande solitudine educativa delle famiglie”, che va superata attraverso una più stretta “alleanza” tra scuola, famiglia e parrocchia”. Per quanto riguarda la scuola, Colombo ha denunciato la “schizofrenia” di “genitori o ossessivamente presenti, o parzialmente e totalmente assenti” e la necessità, come antidoto, di “passare dalla partecipazione alla corresponsabilità”. “Bisogna superare la logica di uno Stato educatore”, ha detto la relatrice ricevendo un applauso.

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3. Accompagnare i giovani nel mondo del lavoro


“La questione educativa e quella occupazionale rappresentano con tutta probabilità le due principali emergenze che riguardano i giovani oggi in Italia”: lo ha detto suor Silvana Rasello, salesiana, presidente del Centro italiano opere femminili salesiane, che ha coordinato i lavori della terza assemblea tematica su “Accompagnare i giovani nel mondo del lavoro”. Dal dibattito è emersa la convinzione che “uno dei fattori principali che garantiscono un percorso di successo scolastico e formativo è rappresentato dalla qualità delle famiglie di origine degli studenti”, da cui l’esigenza di sostenere la famiglia da parte della comunità cristiana, in tutte le sue diverse fasi. Suor Rasello ha anche aggiunto che “occorre valorizzare l’alleanza scuola-famiglia-parrocchia insieme a una nuova cultura del lavoro, che non concepisca quest’ultimo unicamente come merce”. Nel gruppo si è anche parlato di formazione professionale, oltre che della opportunità di avviare imprese col sostegno dei fondi europei.

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4. La pressione fiscale sulle famiglie

  


«La forte denatalità e l’allungamento della vita provocheranno conseguenze pesantissime sulla società italiana e sulla pressione fiscale, destinata ad aumentare sensibilmente»: lo ha detto Roberto Bolzonaro, vice-presidente del Forum delle associazioni familiari, che, alla Settimana Sociale, ha coordinato i lavori dell’assemblea sul tema della pressione fiscale. “L’inserimento del ‘fattore famiglia’ nel piano nazionale per la famiglia” costituisce, secondo Bolzonaro, uno degli elementi di fondo per portare la pressione fiscale sulle famiglie a livelli equi ed accettabili. Tra i punti indicati quali importanti, ha richiamato “sconti sui servizi pubblici e, ad esempio, sull’acquisto di libri secondo il carico familiare”, “anche per chi frequenta le scuole paritarie”. Ancora “la revisione dell’Isee come strumento che non generi iniquità nella distribuzione di risorse e servizi”. Bolzonaro ha quindi riferito la proposta di una più favorevole franchigia fiscale sulla casa “rimodulata al numero dei figli a carico” che attenui gli effetti pesanti dell’Imu. Ha poi richiamato la proposta di Zamagni su “un voto per ogni testa, comprese quelle dei figli”, concludendo che “queste riflessioni vanno diffuse a tutta la società civile”, cercando “il dialogo anche con i non-cattolici, che è possibile e auspicabile, per trovare convergenze in favore della famiglia”.


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5. Famiglia e sistema di welfare


Oggi è urgente costruire “un welfare dell’et-et, e non dell’aut-aut”. Ne è convinto Francesco Antonioli, giornalista del “Sole 24 Ore”, che a Torino ha sintetizzato i lavori del quinto gruppo di studio, dedicato al tema: “Famiglia e sistema di welfare”. “Il welfare State, la welfare society - ha spiegato - non possono essere disgiunti: bisogna dare risposte complesse a problemi complessi e senza ritardi”. Quello che serve è quindi “un welfare delle responsabilità e delle capacità, che deve vedere in prima linea le organizzazioni cattoliche”. Altro passaggio da compiere, secondo Antonioli, è passare “da una logica assistenziale a una logica abilitante”. “Che Stato è quello che spinge una famiglia a far finta di separarsi o divorziare per ottenere punti in più che permettano ai propri figli l’ingresso nella scuola materna?”, si è chiesto Antonioli, ricevendo l’applauso della platea, ricordando che “l’erogazione delle risorse, disgiunta da servizi adeguati, è inefficiente”. “La liquidità c’è, anche in tempi di spending review”, e le famiglie hanno “il dovere morale di vigilare perché non si sprechi”.

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6. Il cammino comune con le famiglie immigrate

  


«Nel dibattito sono emersi cinque punti problematici», ha detto il professor Maurizio Ambrosini, sociologo, professore alla Cattolica di Milano, coordinatore del sesto gruppo di lavoro. «Il primo deriva dal fatto che le comunità ecclesiali sono immerse in un contesto in cui il pregiudizio e a volte l’ostilità verso gli immigrati sono profondamente radicati. Un secondo nodo consiste nel passaggio dal codice del parallelismo a quello della reciprocità: le comunità ecclesiali e le comunità immigrate, anche cattoliche, vivono fianco a fianco, sostanzialmente separate. Comunicano ancora poco. Un dato emblematico: nei consigli pastorali parrocchiali e diocesani, anche di grandi diocesi, le persone di origine immigrata sono rarissime Un terzo nodo consiste nel passaggio dal codice del soccorso al codice della convivialità. Molto dell’impegno dei credenti va verso l’aiuto nel bisogno, tra l’altro ancora più pressante in questo tempo di crisi. Ancora poco sviluppato, malgrado esperienze positive, uno scambio paritario, un “sedersi insieme a tavola”. Un quarto nodo consiste nel passaggio da un orizzonte locale a un orizzonte nazionale. Un quinto nodo tocca lo sfruttamento e l’ipocrisia. Ci sono famiglie italiane cattoliche praticanti che sfruttano gli immigrati e le immigrate: nelle loro case, nei campi, nel lavoro».


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7. Abitare la città


Un forte richiamo a recuperare il ruolo della famiglia come interlocutore autorevole ed efficace rispetto alle politiche urbane e la necessità di un ritorno a uno spirito di cittadinanza attiva, a progettazioni urbanistiche partecipate, a una rappresentanza attiva nei consigli di quartiere e di circoscrizione (che vanno ripristinati senza gettone di presenza!) con un ruolo non solo consultivo, riconosciuto anche negli statuti locali. Questo è il primo punto emerso dalla sintesi della dottoressa Paola Stroppiana, già presidente nazionale dell'Agesci (scout). «Sul tema dell’abitazione», ha proseguito Stroppiana, «sono emerse numerosissime esperienze positive, che vanno dall’housing sociale alla coabitazione, dall’autocostruzione/auto recupero, anche con riferimento alla rigenerazione dei centri storici per evitare l’espansione/cementificazione attraverso il consumo di territorio. In queste esperienze si coopera nel prendersi cura di anziani, bambini e soggetti fragili, nell’acquistare beni e servizi in maniera sostenibili, nel ridurre i consumi, per migliorare nel complesso la qualità della vita e dell’ambiente. Alcuni interventi hanno sottolineato la problematica connessa con le separazioni e in particolare all’impatto che esse hanno sui figli anche in termini di instabilità connessa alla necessità di spostarsi periodicamente tra le abitazioni dei genitori separati».


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8. La custodia del creato per una solidarietà intergenerazionale

  


L’edilizia, i trasporti, la produzione e il consumo di energia sono tre aspetti fondamentali della vita della famiglia. Moltiplicati nel tempo e per il numero di nuclei che abitano soprattutto le aree urbane, essi influenzano fortemente il futuro del nostro habitat. Deve partire dall’interno delle stesse famiglie la possibile via per vivere città più pulite e sostenibili. Questa la traccia su cui si è sviluppata la riflessione dell'ultimo gruppo di lavoro, coordinato dal professor Pierluigi Malavasi, ordinario di Pedagogia dell'organizzazione e dello sviluppo delle risorse umane alla Cattolica di Milano. Le esperienze in atto sono numerose. È possibile ad esempio aggregarsi contro lo spreco, per consumare meno producendo di più, creare consorzi per un consumo equilibrato, proporre campagne sostenibili da diffondere e imitare, evitare il superfluo, ricalibrare il rapporto tra domanda e offerta, nonché battersi affinché il territorio non venga ulteriormente deteriorato. In Germania, ad esempio, molte città si rinnovano e costruiscono senza consumo di nuovo suolo, senza allargarsi ma edificando e riutilizzando gli spazi già abitati o abitabili. 

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