Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 14 settembre 2024
 
 

Don Ciotti: nel Paese di "Azzardopoli"

09/01/2012  Dossier di "Libera" sulle cifre folli del gioco d'azzardo, un fenomeno che impoverisce molte famiglie. I giocatori patologici spendono anche oltre 1.200 euro al mese.

Sono cifre da capogiro quelle presentate da Libera nel Dossier dedicato ad "Azzardopoli", cioè il mondo del gioco d'azzardo in Italia. Il fenomeno ha un fatturato stimato di 76,1 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti almeno altri 10 miliardi frutto di attività illegali. In questo modo il gioco si rappresenta la terza impresa del Paese. Si calcola che la spesa procapite dedicata al gioco sia di circa 1260 euro (neonati compresi), una cifra spesa per le sale Bingo, gratta e vinci, vidoegiochi, bische, slotmachine, totonero. Il settore muove gli affari di 5 mila aziende, offre lavoro a 120 mila addetti, rappresenta il 4 per cento del Pil nazionale. La regione dove si gioca di più è la Lombardia (2 miliardi e 586 mila euro), seguita dalla Campania.

Secondo il Dossier (curato dal giornalista Daniele Poto), in Italia sono 800 mila le persone dipendenti dal gioco d'azzardo, ma i giocatori a rischio sarebbero quasi 2 milioni. I giocatori patologici dichiarano di giocare oltre tre volte alla settimana, per più di 3 ore alla settimana, e spendono ogni mese dai 600 euro in su, con i due terzi di costoro che arrivano a spendere oltre 1200 euro al mese.

"Questa smania per il gioco ha dei costi umani e sociali immensi", denuncia don Luigi Ciotti, presidente di Libera (coordinamento nazionale di oltre 1600 associazioni impegnate in tutta Italia per la legalità). "L'offerta  continua di gioco", aggiunge don Ciotti, "crea dipendenze, lacerazioni nelle famiglie, un aumento dei suicidi, determina una corruzione della speranza perché si vendono alla gente facili illusioni". Don Ciotti precisa che nessuno sta chiedendo il protezionismo, ma "il gioco deve restare gioco, non sia d'azzardo".

Il Dossier di Libera denuncia le attività della criminalità organizzata che ruotano attorno al gioco d'azzardo. I clan che gestiscono il mercato illegale sono almeno 41. "Secondo Diana De Martino, della Direzione Nazionale Antimafia, le indagini dimostrano che la grande criminalità controlla soprattutto le macchinette "mangiasoldi", che ormai sono 400 mila in tutta Italia. A volte i clan acquistano biglietti vincenti di Lotto, Superenalotto e Gratta e vinci pagando ai normali giocatori un sovrapprezzo fra il 5 e il 10 per cento. In questo modo possono riciclare in maniera pulita del denaro "sporco", infatti i biglietti vincenti possono giustificare l'acquisto di beni e attività commerciali. La criminalità, inoltre, spesso gestisce l'usura, di cui sono vittime i giocatori incalliti e indebitati.

Libera propone fra l'altro, una legge quadro sul gioco d'azzardo, iniziative di sensibilizzazione, il diritto alla cura per i giocatori patologici, l'inasprimento delle pene. Come dice il magistrato De Martino, "in Italia non ci sono sanzioni così elevate da scoraggiare le attività criminali legate al gioco.

I vostri commenti
7

Stai visualizzando  dei 7 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo