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mercoledì 19 marzo 2025
 
 

Italia divisa su una persona

02/02/2011  Anticipiamo l'Editoriale di Famiglia Cristiana n. 6, in edicola da 3 febbraio. Dal 1946 a oggi non si è mai vista una crisi simile. E la spaccatura ruota intorno al Premier.

Per esprimere con estrema concisione un qualsiasi giudizio sulla situazione politico-istituzionale italiana basta ricordare quello che sta avvenendo questa settimana: il Parlamento affronta l'approvazione della legge "milleproroghe" alla Finanziaria 2011 e quella del decreto sul fisco municipale, uno degli atti fondativi del federalismo fiscale, mentre la Procura di Milano sta per chiedere al gip del relativo Tribunale il giudizio immediato per i due reati, fin troppo noti, del "caso Ruby" che sarebbero stati commessi dal presidente del Consiglio e alcuni suoi presunti complici.

Questa coincidenza cade in un momento in cui si registra il massimo dissenso dentro le più importanti cariche e istituzioni del Paese (le presidenze delle due Camere, il Governo, la Corte costituzionale, il Consiglio superiore della magistratura), mentre di giorno in giorno aumenta l'inquietudine del capo dello Stato e sono addirittura coinvolti nella polemica sulla "questione morale" i rapporti fra Stato e Chiesa. Una situazione che non si è mai verificata nella storia della Repubblica, proprio mentre si celebra il centocinquantenario dell'Unità d'Italia, che sarebbe stato, in altre condizioni di spirito collettivo, l'occasione buona per discutere il passaggio al federalismo.

A questo proposito si può osservare come il rischio incombente di elezioni anticipate, poco desiderate sia dalla risicatissima maggioranza berlusconiana (esclusa la Lega) sia dall'opposizione, comporta a sua volta il pericolo che nelle Camere aumenti il peso decisionale proprio del Carroccio e, per conseguenza, una nuova ragione di crisi nel Centrodestra, fra i suoi parlamentari centromeridionali e quelli settentrionali. Quando chi conosce un po' di storia patria sa bene che la Lega avrebbe potuto trovare sostenitori più convinti fra gli eredi dei cattolici "popolari" sturziani, autonomisti e non "di destra", e fra i riformisti democratici (della sinistra postmarxista, per intenderci) che fra i nazionalisti e i centralisti della tradizione della destra liberale e del fascismo.

Comunque vadano le cose, è certo che la spaccatura attuale del Paese non è di natura politica in senso tradizionale, ma del tutto personale, e ruota intorno alla figura del premier, Silvio Berlusconi, sulla quale le due parti opposte concentrano il bene e il male. Tanto che si parla di una molto ipotetica alleanza "costituente" fra partiti naturalmente anche molto diversi fra loro, solo per "far fuori" il Cavaliere. E quando sia dentro la Chiesa che fra quella esigua parte di cittadini dove ancora si discute di che cosa siano la storia nazionale, le istituzioni, il rispetto reciproco degli interessi compatibili con il bene comune, si raccomanda una maggiore calma e freddezza nei giudizi, non tutti si dicono d'accordo e chi più urla, come nei talk show televisivi, più crede di aver ragione.

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