L’Italia di Cesare Prandelli e di pochi altri - considerato lo scetticismo del nostro ambiente, la scarsa presenza di tifosi italiani al seguito degli azzurri (non solo per la crisi), il crescente italomasochismo che prospettava come più interessante per il gioco perverso del criticare una balorda eliminazione che un stentata qualificazione – ha sconfitto per 2 a la durissima bravissima sportivissima Irlanda, è ai quarti di finale del campionato europeo, non sa se giocherà a eliminazione diretta contro Francia o Inghilterra il 28 a Kiev in Ucraina, ma di tutto si preoccupa fuorché di questo, massì, dettaglio. Ci sono due cose belle che davvero sovrastano tutto il resto, comprese le persistenti perplessità di fondo sul valore assoluto effettivo della nostra formazione, e compreso si capisce l’imbarazzo, per non dire la vergogna, di avere usato tanto del tempo lungo e intenso della vigilia per immaginare paventare anticipare sdemonizzare esorcizzare il cosiddetto biscotto, cioè l’eventuale accordo, ai nostri danni, di Spagna e Croazia per un pareggio nel loro confronto diretto (vinto dagli spagnoli, primi delnostro girone). Purtroppo, ed è questo il neo vero della vittoria azzurra, la soddisfazione legittima, parente stretta dell’entusiasmo pericoloso, esenta dal provare appunto vergogna forte per come abbiamo cercato di trasformare l’attesa in un raduno da famiglia e di famigli a casa Borgia.
La prima cosa bella consiste nel fatto che i due gol del rotondo successo italiano sull’Irlanda sono stati segnati da due calciatori che Prandelli ha voluto in azzurro a tutti i costi, dopo che il calcio nostro aveva stentato a dare loro un posto qualificato e considerato, facendo addirittura sì che uno dei due, Balotelli, se ne andasse all’estero, a Manchesteer. Balotelli ha segnato il 2 a 0 con un’acrobazia,dopo una sorta di colluttazione volante con un avversario: poteva essere fallo di Balotelli, rigore pro Balotelli, prevalenza finale del difensore irlandese o parata del suo portiere,è stato gol per l’Italia, e con naturalmente Balotelli furioso, essendo il ragazzo votato ad estrarre il peggio dal meglio, a rovinarsi la vita anzi quell’effimero della vita che è, che deve essere la felicità per un gol. Cassano prima aveva segnato di testa, lui piccolotto, facendo definitivamente con un sfoggio di valenza atletica capire che i suoi disturbi al cuore sono stati, se non accantonati, ridotti a routine sanitaria: ed è stato come avere creato un atleta nuovo.
La seconda cosa bella consiste nel fatto che siamo fra le otto migliori squadre di un calcio europeo che forse, e senza neanche troppo accorgersene, sta reinventandosi, con nuova voglia di manovra essenziale e non troppo elaborata, meno dipendenza dalla tipicità degli attaccanti, più fiducia nelle qualità tecniche dei difensori. Un calcio di giovani vivi, un calcio che forse sta lasciando indietro la stessa Spagna dominatrice negli ultimi anni. E anche un calcio che in paesi difficili, per ragioni assortite, come Polonia e Ucraina riempie gli stadi, non registra fattacci gravi, almeno in campo, nonostante le difficoltà di gioco delle Nazionali dei due paesi ospitanti, vede ripristinata l’autorità degli arbitri, insomma si afferma come quel “football en fete” che proprio il presidente della federazione europea, Michel Platini, aveva preconizzato in una intervista che ci aveva concesso alla vigilia.
Si tornerà sull’Italia di lunedì sera e dei prossimi impegni, anche dopo avere valutato bene le condizioni fisiche di giocatori nostri che davvero nel secondo tempo hanno patito troppo la vis atletica degli irlandesi. Si parlerà delle altre squadre superstiti alla prima fase di una qualificazione dura che colpito, per esempio, Olanda e Russia. Ma intanto si avvertirà, speriamo, dall’Italia un certo fluire, per ora piccolo ma promettente, di giustizia: perché mentre gli azzurri battevano l’Irlanda e andavano avanti nel torneo europeo, a casa nostra uscivano le prime sentenze sulle scommesse, erano giuste e severe, severe e giuste, e sembrava davvero che anche nella nostra giungla di casa avesse cominciato a spirare un venticello nuovo, di giustizia, di pulizia.