Nel 2020 la natalità nel nostro Paese ha toccato il minimo storico dall’Unità d’Italia. I nuovi nati sono stati 404.104 in calo del 3,8% rispetto al 2019 (fonte Istat).
L’Osservatorio delle Famiglie Contemporanee promosso da Prénatal Retail Group, con le sue insegne Prénatal, Toys Center e Bimbostore, ha voluto indagare – in collaborazione con BVA DOXA – la propensione alla genitorialità coinvolgendo un panel rappresentativo di individui tra i 25-40 anni non genitori, equamente divisi tra uomini e donne e ripartiti a livello geografico (Nord, Centro, Sud e Isole).
Identikit e sogni di chi è propenso a fare figli.
Il 74% degli attuali “non genitori” ha in progetto di avere figli nel prossimo futuro, il 45% lo vorrebbe nei prossimi 2 anni. A dirlo sono in prevalenza gli intervistati tra i 30 e i 40 anni e attualmente occupati. Una propensione maggiore tra le donne (51%) e i residenti nel Centro Italia (51%). Sollecitato a rispondere sul numero di figli desiderati, il 46% ne vorrebbe 2. Il 26% vorrebbe crescere i propri figli in una città medio-piccola. Il sogno del 38% – di cui il 52% residente nel Sud e Isole – è di vivere al mare. Il 32% degli intervistati pensa che il budget da allocare nei primi tre anni di vita del bambino sia tra i 3.000 € e i 6.000 € all’anno. Pannolini e body care rappresentano la voce di spesa più significativa (36%), seguono cibo e spesa alimentare (32%). Crescita e intrattenimento (corsi, ludoteche, giocattoli) pesano per l’1%.
Figli sì, figli no. Le aspirazioni personali e il Covid-19.
Le motivazioni principali che spingerebbero il 74% degli intervistati ad avere un figlio sono il desiderio di costruire una famiglia (27%) e il desiderio di maternità/paternità (20%). Le ragioni che invece farebbero propendere il 26% a non volere figli sono l’instabilità economica e lavorativa (18%) e il non avere un partner stabile (14%).
Per il 52% degli intervistati i figli rappresentano un arricchimento, la gioia più grande. Il 37% ritiene che avere figli sia importante per il futuro del Paese. Per contro, il 30% sostiene che la mancanza di aiuti concreti alle famiglie sia un deterrente.
Rispetto al Covid-19, per il 54% degli intervistati l’attuale situazione rappresenta un disincentivo a fare figli. A dirlo sono soprattutto i residenti nel Nord Ovest (66%) dove la pandemia, soprattutto nella prima ondata, ha avuto un impatto rilevante e le donne (59%), particolarmente colpite anche a livello occupazionale.
L’incertezza generale (66%) e quella socio-economica (64%) guidano i timori degli intervistati per i quali la paura della situazione sanitaria (52%) è superiore a quella di perdere il lavoro (42%). Il 38% ribadisce che la mancanza di aiuti sui quali fare affidamento rimane un elemento discriminante nella scelta di non fare figli.
In questo quadro, il Covid-19 ha influito sulla scelta di avere o non avere figli solo per il 19% degli intervistati (sia tra chi ne voleva prima e ora non ne vuole più, 7% - sia tra chi prima non ci pensava e ora ne vorrebbe 12%). Il 46% continua a volerne e il 22% rimane convinto che non avrà figli.
Il lavoro flessibile può aiutare chi desidera avere un bambino?
Da più di un anno il lavoro da casa è una realtà per moltissimi italiani. L’impiego strutturale e codificato del lavoro flessibile all’interno delle aziende potrebbe influire sulla propensione a fare figli? L’84% degli intervistati è d’accordo con questa affermazione (21% molto, 63% abbastanza), anche se al momento, il 44% ritiene che saranno poche le aziende ad impegnarsi attivamente.
Figli: bene prezioso, ma ostacolo per la carriera. Lo dice l’84% delle donne.
I figli rappresentano un ostacolo per la carriera lavorativa, soprattutto delle donne. Ne sono convinte l’84% delle intervistate per le quali un bambino influisce “molto e abbastanza” nel percorso professionale contro il 28% degli uomini. A tal proposito, se il 36% degli uomini afferma che avere un figlio non è per niente un ostacolo nella vita lavorativa, ben il 54% delle donne è convinto che per il sesso maschile un figlio non abbia nessun impatto sul lavoro.