Generosità, altruismo, aiuto, solidarietà, sostegno ai deboli, ai poveri e agli emarginati. Sono questi e tanti altri i sinonimi che gli italiani hanno dato di carità nell’indagine demoscopica dedicata al tema, “Gli italiani e la carità” appunto, curata da AstraRicerche, presieduta dal sociologo Enrico Finzi per conto della Casa della carità di Milano (www.casadellacarita.org/italiani-carita). Una ricerca, realizzata nel 2005, e oggi (aprile, maggio 2013) aggiornata e integrata con 1.003 interviste on line a un campione rappresentativo di 41,8 milioni di italiani tra i 15 e i 69 anni.
Quale Italia ne esce? E quanto ha inciso la crisi economica degli ultimi anni? La ricerca 2013 accredita l’immagine di un paese che, nonostante crisi e politiche che hanno messo in discussione se non azzerato molte certezze del recente passato, si dimostra nella sua maggioranza generoso, altruista e solidale. E’ ancora un’Italia con il “cuore in mano” nella quale 22 milioni di persone (53,6% del totale) danno concretamente una mano a poveri ed emarginati, un paese nel quale 9,7 milioni sono impegnati con continuità in opere di volontariato e 8,5 milioni danno regolarmente soldi a una o più organizzazioni che si occupano di carità. Si conferma un’Italia che vede il 46% dei suoi cittadini indignarsi per le troppe ingiustizie di questa società.
Cosa ha cambiato la crisi? Che l’Italia del 2013 fatica a mantenere questo cuore in una situazione in cui, come emerge dalla ricerca, 9,4 milioni gli italiani (23%) ammettono di «non riuscire più ad aiutare gli altri, avendo gravi difficoltà economiche o non avendo più risorse».
Mettendo a confronto i dati dell’attuale ricerca con quelli dell’indagine 2005, lo scenario diventa ancora più chiaro: le persone impegnate in opere di carità passano dal 35% all’11%; i donatori crollano dal 33% al 20% attuale; si dimezza, dal 41% al 20%, la percentuale di quanti fanno spesso la carità a chi la chiede per strada; resiste (dal 24% al 23%) il numero di chi è impegnato in attività di volontariato.
Dalla crisi all’indifferenza. Dalle risposte emerge una minoranza crescente del paese che si è fatta più indifferente che nel passato alle tematiche legate alla carità, alla solidarietà e all’accoglienza. Se è vero, infatti, che l’Italia resta “sensibile alla carità”, nel paese aumenta il numero di chi gira la testa dall’altra parte e contemporaneamente si assiste a un ritiro collettivo dall’impegno personale delegando alle istituzioni e allo stato, non al singolo, la responsabilità degli emarginati.