Qui sopra e sotto: il cast e una scena di "La pace perpetua". In alto: Jacopo Gassman.
Jacopo ha perso suo padre quando aveva vent’anni, momento delicato dell’esistenza di ogni ragazzo, anche se lui aveva già deciso cosa fare della propria vita: frequentare una scuola di regia cinematografica a New York, dato che il cinema era anche nel suo sangue, perché il padre, tanto amato e che lo aveva avvicinato, fin da piccolo, allo spettacolo, era Vittorio Gassman.
Jacopo, che ora ha trentatré anni, è il più piccolo dei figli del Mattatore che, a parte Vittoria che è medico, come Paola ed Alessandro, ha scelto di dedicarsi al cinema e al teatro.
Una delle sue prime regie è stato il documentario La voce a te dovuta in cui Jacopo racconta il papà Vittorio a due mesi dalla sua morte per trovare il modo di rielaborare il distacco da lui.
Ora il figlio di Vittorio e dell’attrice Diletta D’Andrea, dopo essersi diplomato in regia cinematografica in America e aver frequentato la Royal Academy di Londra, debutta nella regia teatrale in Italia, dirigendo La pace perpetua del drammaturgo spagnolo Juan Mayorga, che ha anche conosciuto personalmente.
Jacopo, che si è dedicato anche a studi filosofici, è rimasto colpito da Mayorga che affianca la scrittura teatrale agli studi universitari in filosofia e in matematica. Ricorda infatti il fitto scambio di mail con Mayorga per l’allestimento prima di Animali parlanti a Londra e ora per La pace perpetua in Italia: «Mi sono appassionato al drammaturgo spagnolo perché è un filosofo matematico che poi giunge al teatro e il suo percorso è un po’ simile al mio: il mio primo sogno era fare lo studioso, l’accademico, data la passione per lo studio che mi aveva trasmesso mio padre, quando mi leggeva i classici e mi insegnava a cercare i significati più profondi. Poi, quando ho scelto di dedicarmi alla regia ho trovato in Mayorga una coincidenza di interessi. Infatti La pace perpetua è un’allegoria kafkiana, piena di suggestioni, è una scatola cinese che rimanda a tanti altri testi sia di teatro sia di filosofia, che si possono riconoscere tra le righe, facendo riflettere lo spettatore su temi importanti come la politica, la violenza, la guerra. Gli attori interpretano cani di razze diverse, simbolo di esseri umani differenti, nonostante l’aspetto animale, ognuno potrebbe essere una parte di noi, ognuno è portatore di uno specifico modo di intendere la vita. Così lo spettatore, come accadeva nella polis greca, che invitava i cittadini a dibattere, è costretto a chiedersi quale personaggio sia il portatore di una verità più vicina a lui».
Un altro aspetto del teatro di Mayorga che Jacopo apprezza è che non
inserisce didascalie precise, ma lascia carta bianca agli attori e ai
registi, lasciandoli diventare anche loro portatori di idee.
E Jacopo ricorda che suo padre, che sapeva il suo desiderio di dedicarsi
alla regia, tra i tanti consigli che gli aveva dato, gli diceva sempre:
«Quando vai su un palcoscenico o dirigi un film cerca di portare le tue
esperienze, inserisci altre vite, non “incinemirti” e non
“teatralizzarti” troppo, ricordati che devi arricchirti di altre
suggestioni per poter raccontare qualcosa che è già scritto da altri,
evita di scleorotizzarti in quello che fai».
Questo è il messaggio che l’ultimo dei Gassmann cerca di portare in ogni
sua regia, ricordando quel padre affettuoso e sempre presente,
«formidabile con tutti noi quattro fratelli, maestro di vita» che,
come conclude, «ci ha insegnato a rimanere sempre uniti, a confrontarci
tra noi sulle scelte professionali e private che facciamo anche oggi».
Dove & quando
LA PACE PERPETUA di Juan Mayorga. Traduzione di Antonella Caron. Regia
di Jacopo Gassmann. Movimenti di Marco Angelilli. Scene di Alessandro
Chiti. Costumi di Sandra Cardini.
Con Pippo Cangiano, Enzo Curcurù, Giampiero Judica, Davide Lorino e
Danilo Nigrelli.
Lightdesigner Gianni Staropoli. Suono David Barittoni. Produzione
Società per Attori
in collaborazione con Insituto Cervantes Roma. Al Teatro Elfo Puccini di
Milano, dal 5 al 16 febbraio 2014.
Info: Teatro ELFO PUCCINI, c.so
Buenos Aires 33, Milano, tel. 02 00 66 06 06
fax 02 36 75 59 04, www.elfo.org