Cappelli rossi e sorriso aperto e gioviale. Una laurea in Ingegneria gestionale e successivamente gli studi alla prestigiosa Harvard law school per diventare avvocato. Professione che ha esercitato per pochi anni, prima di decidere di buttarsi in politica e candidarsi per la Camera dei rappresentanti con i democratici, seguendo una vocazione di famiglia. Joseph P. Kennedy III, 37 anni, rampollo della grande dinastia bostoniana dei Kennedy, è il volto nuovo dei democratici Usa. Deputato del Massachusetts con idee progressiste, è stato scelto dall'opposizione per tenere, come di consuetudine, il discorso di replica a quello del presidente Trump sullo stato dell'Unione davanti al Congresso riunito.
Guardando Joe Kennedy III, è impossibile non pensare ai suoi celebri avi, alla dinastia più famosa d'America: a suo nonno, Bob Kennedy, difensore dei diritti civili, assassinato a giugno del 1968 all'Ambassador Hotel di Los Angeles dove stava festeggiando la vittoria elettorale alle primarie per le presidenziali in California. Sposato con Ethel Skakel, Robert ebbe undici figli: dal secondogenito, Joseph Patrick Kennedy II, nel 1980 è nato Joseph P. III. E poi il prozio, fratello di suo nonno, John F. Kennedy, presidente dal 1961 al 1963, quando venne assassinato a Dallas. E ancora, l'altro fratello di suo nonno, Ted Kennedy, senatore del Massachusetts, scomparso nel 2009. E poi sua zia, Kerry Kennedy, sorella di suo padre, settima degli undici figli di Bob, che non è scesa in politica, ma da molti anni si batte per la difesa dei diritti umani nel mondo attraverso la fondazione Robert F. Kennedy center for human rights.
Joe Kennedy III raccoglie un'eredità familiare importante, la responsabilità di essere all'altezza dei Kennedy che lo hanno preceduto lasciando un'impronta indelebile nella storia americana. Ma lui, viso da bravo ragazzo, brillante e determinato, dimostra di sapere il fatto suo. Per replicare al discorso di Trump ha scelto come palcoscenico un istituto tecnico-professionale di Fall River, cittadina costruita dagli immigrati, un tempo importante centro industriale tessile degli Stati Uniti, poi decaduto, simbolo della working-class, la classe operaia che tradizionalmente è importante bacino di elettori per i democratici. Un luogo decisamente simbolico: alle affermazioni di Trump sui grandi successi economici del suo primo anno di mandato, il giovane Kennedy, con pacatezza e insieme fermezza, ha replicato che il presidente ha pensato alla ricchezza di chi è già benestante, trascurando i ceti meno abbienti, la working-class, e la classe media, così come i dreamers, gli immigrati irregolari arrivati negli Usa da bambini, cresciuti in questo Paese e parte integrante di esso, pur in uno stato di llegalità. Rivolgendosi direttamente a loro in spagnolo, Kennedy ha detto: «Voi siete parte della nostra storia. Combatteremo per voi. Non vi abbandoneremo».