Ecco i passi principali del Discorso sullo stato dell'Unione 2015, intitolato "Il momento dell'onestà, dell'unità e della solidarietà", pronunciato pronunciato oggi da Jean-Claude Juncker,
presidente della Commissione europea, davanti al Parlamento europeo di Strasburgo.
"... la priorità assoluta, oggi, è e dev'essere rispondere alla crisi dei rifugiati. Dall'inizio dell'anno, quasi 500 mila persone hanno raggiunto l'Europa. La maggior parte di loro fugge dalla guerra in Siria, dal terrore instaurato dallo Stato islamico in Libia, dalla dittatura in Eritrea. Gli Stati membri più toccati sono la Grecia, con più di 230 mila rifugiati, l'Ungheria con più di 145 mila, e l'Italia con più di 115 mila".
"Noi europei dobbiamo ricordarci che l'Europa è un continente in cui tutti, prima o poi, sono stati rifugiati. La nostra storia comune è segnata da questi milioni di europei che hanno fuggito le persecuzioni religiose o politiche, le guerre, la dittatura o l'oppressione".
"Oggi l'Europa, malgrado tutte le differenze che esistono tra gli Stati membri, è di gran lunga il continente al mondo più prospero e più stabile. Abbiamo i mezzi per aiutare coloro che fuggono la guerra, il terrore e l'oppressione. Lo so, molti diranno che... l'Europa non può accogliere tutti. E' vero che l'Europa non può colmare tutte le miserie del mondo. Ma siamo onesti e rimettiamo le cose in prospettiva. E' vero che in questo momento l'Europa vede affluire un numero di rifugiati senza precedenti. Ma essi non rappresentano che lo 0,11% della popolazione totale della Ue. In Libano, i rifugiati rappresentano il 25% della popolazione. E in un Paese in cui i cittadini hanno un reddito cinque volte inferiore a quello degli europei".
"Dobbiamo parlare ai nostri concittadini, spesso inquieti, con un linguaggio chiaro e onesto: fin che la guerra durerà in Siria e il terrore regnerà in Libia, la crisi dei rifugiati non si risolverà".
"L'Unione europea è il primo donatore nel quadro degli sforzi internazionali per rispondere alla crisi dei rifugiati siriani. La Commissione e gli Stati membri hanno mobilitato 4 miliardi di euro per l'assistenza umanitario e l'aiuto allo sviluppo e l'assistenza economica ai siriani nel loro Paese e per l'aiuto ai Paesi vicini che hanno accolto i rifugiati: Libano, Giordania, Iraq, Turchia ed Egitto".
"Non ho dubbi sul fatto che gli Stati membri in cui i rifugiati sono arrivati in maggior numero, oggi Italia, Grecia e Ungheria, non possono essere abbandonati al loro destino e non possono affrontare da soli questa sfida".
"Invito gli Stati membri ad adottare, in occasione della riunione straordinaria del Consiglio dei ministri dell'Interno del 14 settembre, le proposte della Commissione sulla ridistribuzione d'urgenza di 160 mila rifugiati. Abbiamo bisogno di un'azione immediata".
"Dobbiamo anche stabilire una distinzione più netta tra le persone che hanno chiaramente bisogno di una protezione internazionale, per i quali la domanda d'asilo ha buone probabilità di essere accolta, e coloro che lasciano il loro Paese per altre ragioni e non hanno quindi diritto all'asilo".
"Penso anche che, oltre alle misure immediate da prendere per affrontare la situazione presente, sia tempo di preparare un cambiamento più generale nel sistema di gestione delle domande d'asilo, in particolare nel sistema di Dublino, che stabilisce che le domande d'asilo siano trattate nel primo Paese d'arrivo".
"Sono fortemente favorevole ad autorizzare i richiedenti asilo a lavorare e a guadagnare mentre la loro domanda d'asilo viene esaminata".
"Dobbiamo rinforzare Frontex in misura significativa, fino a farla diventare un vero sistema europeo di controllo delle frontiere e delle coste, pienamente operativo".
"... dobbiamo studiare l'apertura di canali legali di immigrazione.... questo non permetterà di risolvere l'attuale crisi dei rifugiati. Ma con più rotte sicure e e controllate aperte sull'Europa, potremo gestire meglio le migrazioni e rendere meno facile e remunerativa l'attività dei trafficanti di esseri umani. Non dimentichiamo che siamo un continente che invecchia e affronta un declino demografico".