Fin da bambino la musica è la sua passione e al pianobar Antonello Armieri lavora da più di vent’anni. Solo che negli ultimi tempi ha cominciato a inserire nel suo repertorio qualche brano particolare, scritto di suo pugno, che parla dell’esperienza di fede. Suscitando curiosità e, a volte, qualche domanda degli spettatori a fine serata.
Perché dal 2013 Antonello ha fondato con altri quattro amici Kantiere Kairòs, una rock band cristiana che ha pubblicato il primo album Il soffio (14 brani) nell’aprile 2015 e sta preparando il secondo, senza svelarne il titolo: «Speriamo che sia pronto prima dell’estate», si augura il cantautore e chitarrista del gruppo, che compirà 40 anni a maggio e si è laureato al Dams di Cosenza.
«La musica è sempre stata la mia fonte di sostentamento. Suonavo non solo nei pianobar, ma anche a matrimoni, feste, serate nei locali», racconta. Da adolescente aveva imparato a suonare la chitarra acustica da autodidatta, partecipando anche a diversi concorsi locali come cantante. «Poi ho iniziato a capire che potevo esprimermi scrivendo dei testi su amori, delusioni, sogni», ricorda.
In lui è rimasta sempre un po’ di nostalgia per la Germania, dov’è nato ed è rimasto per undici anni, e dove cerca di tornare almeno una volta all’anno partendo da Domanico, «meno di 900 anime» in provincia di Cosenza: «Una parte delle mie radici le sento lì». E la fede di Antonello è iniziata a germogliare in terra tedesca, trasmessa dalle nonne e dai genitori; tornato in Italia, era ogni domenica a Messa nel coro parrocchiale, «per abitudine e perché sentivo che era un dovere, ma come un credente tiepido».
All’università l’incontro con Giuseppe Di Nardo, futuro chitarrista del gruppo, e con lui nel 2007 si è trasferito a Roma per tentare di “entrare” nel mondo della musica. «In quel periodo ho cominciato a pensare di comporre una Messa cantata; una mattina in cucina ne provavo un pezzo e Giuseppe mi disse che gli sarebbe piaciuto fare musica parlando alle persone di Dio: un’intuizione che non si è spenta e che ha aperto una via», ricorda il giovane, che nel frattempo frequentava i salotti romani per intrattenere gli ospiti cantando. «Ho conosciuto persone che avevano tutto materialmente, ma erano affamate di emozioni sincere, di autenticità che la ricchezza non può dare».
Poi la decisione di tornare in Calabria: «Mi sembrava di inseguire qualcosa di superfluo. E avevo problemi alle corde vocali, non riuscivo quasi più a cantare ed ero demoralizzato. Al mio paese organizzavano un pellegrinaggio a Medjugorje e sono partito per curiosità: era il giugno del 2013. Non mi è successo nulla di particolare, ma al ritorno mi sentivo felice, sereno, e pregavo il Signore di liberarmi da tutto ciò che non serve. Ricordo la consapevolezza di non essere solo; non m’importava più di perdere la voce, ma finalmente ho scoperto che il disturbo alle corde vocali era causato da una forma allergica, risolvibile con gli antistaminici».
KAIRÒS, IL TEMPO FAVOREVOLE
A questo punto Antonello ha ricontattato l’amico Giuseppe, che con il fratello Gabriele (ora batterista della band) era già stato a Medjugorje; insieme nel 2009 avevano messo in piedi il gruppo Kairòs, parola greca che significa momento favorevole, tempo di grazia. I tre amici aggiungono al nome il termine Kantiere, perché i cinque membri della band si sentono operai: «Siamo un meccanismo d’amore dove ognuno è fondamentale affinché la collaborazione porti a un risultato comune: testimoniare la presenza del Signore. Abbiamo cercato una guida spirituale – padre Carmine Marrone, rettore della chiesa di San Domenico a Cosenza – per confrontarci su testi e musiche».
Ai tre si sono uniti il bassista Davide Capitano e Roberto Sasso alle tastiere, tutti musicisti professionisti. «Inizialmente abbiamo messo a disposizione le nostre passioni e la nostra formazione per lodare il Signore, senza considerare gli effetti collaterali che provoca il parlare di Dio in una pubblica piazza, compreso il fatto di disturbare chi non ha voglia di ascoltare». Le frasi dei brani, infatti, sono più che esplicite: meditazioni e preghiere scandite a tempo di rock. «Padre, ho una ferita in cuore da cucire / ho una foresta in fiamme da annaffiare / ho una speranza che ha perduto la fiducia in sé / ho un vuoto che non so riempire, solamente raggirare / raggirando il cuore in me che per paura del dolore / ostenta il mio volere invece di ascoltare Te»: è una strofa del pezzo La tua volontà. Mentre Io confesso ha un versetto particolarmente autobiografico: «Mi piacerebbe riavere indietro il tempo perso dietro al successo / e regalarlo a chi ne ha poco, a chi saprebbe valorizzarlo».
DALLA PARROCCHIA ALLE PIAZZE
In due anni l’album ha girato prima nelle parrocchie, poi negli stereo delle auto, in locali e piazze tramite il passaparola e i concerti: «Alcuni ci dicono di essere tornati a volgere lo sguardo al Signore dopo tante delusioni; vogliono conoscere Gesù. Ci contattano giovani sacerdoti per invitarci nelle loro comunità: la riteniamo una grazia. Proiettiamo le parole delle canzoni su uno schermo per far sì che le persone possano seguire i testi e li abbiamo pubblicati anche sul sito kantierekairos.com. Metteremo su YouTube pezzi acustici per la liturgia, registrati dal vivo, a disposizione di tutti», anticipa la voce del gruppo, che con gli altri si sta preparando al prossimo concerto, il 13 maggio a Mongrassano (Cosenza). «L’importante è cercare di seminare e parlare al mondo di Dio, mentre ciascuno di noi continua il suo cammino di conversione, fede e amore».