Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 22 maggio 2025
 
 

Kaufmann sì, Kaufmann no

17/02/2011  Il grande tenore manca alla prima scaligera della "Tosca", ma dovrebbe ripresentarsi nelle altre recite. Intanto, possiamo ascoltarlo in un Cd sul Verismo.

   Dell’opera notoriamente gli italiani prediligono il tenore. Con un recente Cd, non a caso dedicato al verismo, che nel tenore ebbe lo strumento privilegiato, la Decca coglie nel segno, puntando anche sull’eccellente bacchetta di Antonio Pappano. Protagonista è infatti il tedesco Jonas Kaufmann, candidato a riproporre il “mito del tenore”. Le qualità di tecnica e di stile, nonché di presenza scenica, in gran parte ci sono; manca, paradossalmente, la schiettezza del timbro autenticamente tenorile.

   Tutto dunque era pronto alla Scala per accogliere il divo in Tosca. Kaufmann però è venuto meno a causa di un attacco influenzale, che è auspicabile non gl’impedisca di cantare nelle altre recite. Il virus ha colpito anche la protagonista Oksana Dyka, a sostituita dalla prestigiosa Sondra Rodvanovsky. Costei, il nuovo tenore Aleksander Antonenko, e il vigoroso Scarpia di Zeliko LucicAleksander Antonenk hanno dato vita a un terzetto di solida professionalità. Il cordiale plauso finale del pubblico, tuttavia, si è trasformato in una robusta contestazione di una parte del loggione nei confronti del regista Luc Bondy, peraltro assente.

   Già presentata al Metropolitan e alla Staatsoper di Monaco, questa Tosca minimalista non ha alcunchè di particolarmente trasgressivo, tale da giustificare la bagarre finale, chiaramente preordinata, che ha coinvolto anche il giovanissimo direttore Omer Meir Wellber, pupillo di Barenboim: è dotato certamente di notevoli qualità, ma è difficile individuare in lui un futuro Toscanini, come qualche esagitato proclamava ad alta voce.

WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo