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lunedì 09 settembre 2024
 
crisi ucraina-russia
 

Nella scuola 113 di Kiev: «Abbiamo il rifugio antiaereo, ma crediamo con forza nella pace»

13/02/2022  Siamo andati all'istituto scolastico nel quartiere periferico di Darnytsa, accanto alla Casa dei salesiani. «Tutti gli allievi fanno esercitazioni periodiche per imparare le tecniche di sopravvivenza», spiega la direttrice Nataliya Shenlavska, «ma sono attività ordinarie, non legate alla situazione politica. E io ho fiducia che del bunker non avremo mai bisogno»

Studenti e professori mentre giocano a pallavolo.
Studenti e professori mentre giocano a pallavolo.

Dalla nostra inviata in Ucraina

 

Nella scuola numero 113, nel quartiere di Darnytsa, estrema periferia di Kiev, la domenica mattina gli studenti si ritrovano in palestra per giocare insieme a pallavolo, ragazzi e ragazze insieme, di varie età. La scuola statale sorge proprio a fianco della Casa dei missionari di don Bosco, una residenza nuova, inaugurata a ottobre del 2018. L'istituto accoglie 500 alunni, dalle primarie alle superiori, con un indirizzo tecnico-sportivo. «Qui si praticano una ventina di sport, siamo stato campioni fra le scuola ucraini di turismo acquatico», racconta la direttrice Nataliya Shenlavska, 60 anni. La direttrice mostra i laboratori di falegnameria e carpenteria, l’aula della danza. «Maschi e femmine hanno facoltà di decidere quali laboratori seguire. Ci sono ragazze che optano per la falegnameria e ragazzi che invece scelgono il taglio e cucito, abbiamo degli studenti molto bravi nell’arte del ricamo».

In palestra, si ritrovano a giocare insieme alunni e professori. «Io insegno matematica», spiega Olegh, 31 anni, «e sono qui a giocare con studenti e studentesse della mia classe. Ma ci sono anche ex allievi, ora studenti all’università, che vengono a giocare qui con noi». Solo un giorno fa una manifestazione a Kiev a portato migliaia di ucraini a sfilare in corteo contro la minaccia dell’intervento militare della Russia. «Certo, c’è un po’ di paura, ma nella nostra vita non è cambiato niente. Continuiamo a fare le nostre attività quotidiane come al solito, oggi ad esempio siamo qui ad allenarci come sempre, non viviamo con il terrore, con il pensiero costante della possibilità della guerra».

Il rifugio antiaereo della scuola.
Il rifugio antiaereo della scuola.

Normalità: lo conferma anche Davla, 19 anni, che non ha studiato in questa scuola ma viene qui insieme al suo fidanzato, ex allievo dell’istituto, oggi iscritto alla facoltà di Giurisprudenza. «Io ho dei progetti chiari per il mio futuro: voglio diventare una giornalista, sto studiando all’università Giornalismo e comunicazione e incontrare dei reporter italiani per me è come un tirocinio», osserva sorridendo. «Qui si avverte un po’ di tensione, ma l’informazione che circola in Ucraina semina un panico e un terrore che in realtà non ci sono. Mi riferisco al contesto dei media nazionali, che stanno gonfiando le notizie.  Un po’ come è successo con la copertura mediatica della pandemia del Covid. Tutti ora sono in attesa di una guerra, ma noi speriamo con tutto il cuore che il conflitto non scoppi, né a Kharkiv – vicino al confine con la Russia - né in alcun’altra parte del Paese. Dobbiamo ricordarci che siamo vivi e siamo chiamati a vivere la nostra quotidianità in modo normale, pieno, senza paura, gustando ogni nostro singolo giorno».

Anche la scuola prosegue la sua vita ordinaria, ma preparandosi a eventuali cambiamenti improvvisi, ad azioni di carattere militare che potrebbero mettere a rischio la vita degli studenti. La direttrice ci conduce al piano sotterraneo della scuola, dove si trova il rifugio antiaereo, nella quale dare riparo agli alunni in caso di bombardamenti. «Il bunker», spiega, «ha dei bagni ed è attrezzato con tutto il necessario per sopravvivere per alcune ore, durante l’eventuale attacco: acqua, cibo, presidi medico-sanitari, lampadine, libri per studiare, mascherine. Tutto il materiale immagazzinato è suddiviso per classi e viene periodicamente cambiato». Questo è uno dei rifugi predisposti nel quartiere. Ed è stato ripristinato nel 2014. Sulle pareti, file di pannelli illustrano con le immagini le tecniche militari, la composizione e l’uso di fucili e di altre armi. Un pannello di fotografie immortala gli studenti impegnati in una competizione scolastica nella quale si cimentano in varie attività ed esercizi fisici, come l’arrampicata, pensati per affrontare situazioni particolarmente difficili.

La vice-direttrice dell'istituto mostra il pannello di foto degli studenti durante una competizione.
La vice-direttrice dell'istituto mostra il pannello di foto degli studenti durante una competizione.

«Tutti gli studenti seguono esercitazioni su come difendersi e ripararsi in caso di necessità. Tuttavia», sottolinea la direttrice, «non sono qualcosa di straordinario rispetto alle nostre normali attività.  Non sono in alcun modo legate alla situazione politica del momento. Si tratta di un’attività curricolare, inclusa nel percorso scolastico ordinario, che risale al periodo sovietico». Una lezione chiamata “difesa della patria”: una volta alla settimana tutti, studenti e studentesse, si esercitano per imparare le tecniche di sopravvivenza. «I ragazzi apprendono i rudimenti della vita militare, le ragazze imparano a gestire i dispositivi e le attrezzature medico-sanitarie in caso di necessità». E poi si impara ad accendere il fuoco sotto la pioggia, a purificare l’acqua, si studiano quali piante naturali sono commestibili e quali no, nel caso ci si trovasse in assenza di cibo.

«Io, in quanto direttrice, sono la responsabile della sicurezza della scuola. I genitori ci affidano ciò che hanno di più prezioso nella vita, i loro figli», aggiunge Shenlavska. Tuttavia ci tengo a dire che credo nel mondo più assoluto nella diplomazia, nella capacità delle persone di dialogare e favorire la pace. Questo rifugio non è mai stato usato, dal 2014, e ho piena fiducia che non ci sarà mai bisogno di utilizzarlo nel futuro».

 

(Foto in alto: la direttrice della scuola, Nataliya Shenlavaska, con un ex allievo, oggi studente universitario, e un'alunna dell'istituto. Foto di Giulia Cerqueti)

 
 
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