Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 15 ottobre 2024
 
UCRAINA
 

Kirill, un’esternazione sopra le righe: il nostro punto di vista

04/05/2022  Il Patriarcato di Mosca replica offeso. Sembra una reazione spropositata. Da salvare la conclusione che lascia aperta la porta del dialogo

Papa Francesco, oggi 85 anni, e il Patriarca di Mosca, Kirill, oggi 75, all'aeroporto dell'Avana (Cuba) durante il loro storico incontro, il 12 febvbraio 2016. Un'immagine che alla luce delle fatiche attuali appare sbiadita, ma che si spera possa essere replicata in un futuro prossimo. Foto Ansa.
Papa Francesco, oggi 85 anni, e il Patriarca di Mosca, Kirill, oggi 75, all'aeroporto dell'Avana (Cuba) durante il loro storico incontro, il 12 febvbraio 2016. Un'immagine che alla luce delle fatiche attuali appare sbiadita, ma che si spera possa essere replicata in un futuro prossimo. Foto Ansa.

Toni sbagliati? A usarli crediamo sia stato il Patriarcato di Mosca. E non il Papa. La nota scritta oggi è ruvida al limite dell’offesa, specialmente perché sembra non aver colto il senso ultimo delle parole di Francesco: richiamare la necessaria vocazione di ogni credente di essere al servizio delle ragioni di Dio e non di quelle del potere o di singole fazioni.  Che Kirill abbia scelto una lettura più vicina al trono che all’altare lo ha dimostrato lo stesso Patriarca di Mosca non spendendo parole di umana pietà e di cristiana vicinanza alle vittime innocenti del conflitto, ma anzi giustificando a più riprese la guerra in corso come un duro, ma necessario e per alcuni profili benedetto confronto  tra società tradizionale e società liberale, tra le cui espressioni decadenti c’è, a detta di Kirill, il Gay Pride.

Se si pensa inoltre che proprio Mosca, nell’aprile 2016, in aperto dissenso con Costantinopoli, minò l’unità e la comunione del Concilio panortodosso bloccando la partecipazione di 4 chiese su 14 (Russia, appunto, e poi Antiochia, Georgia, Bulgaria) alla storica assemblea di Creta, si capisce come i concetti di dialogo e di cammino comune fatichino a trovare cittadinanza sulle rive della Moscova.

Bene a questo punto aggrapparsi alle ultime righe del comunicato del Patriarcato che ha confermato la sintesi del pensiero di Kirill e di papa Francesco in questi termini: “Siamo pastori dello stesso Santo Popolo che crede in Dio, nella Santissima Trinità, nella Santa Madre di Dio: per questo dobbiamo unirci nello sforzo di aiutare la pace, di aiutare chi soffre, di cercare vie di pace, per fermare il fuoco. Le parti hanno sottolineato l’eccezionale importanza del processo negoziale in corso”. Un punto di (ri)partenza, un raggio di luce nelle tenebre fin qui rotte solo dai bagliori delle bombe.

Famiglia Cristiana

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo