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giovedì 10 ottobre 2024
 
 

L'abbraccio del Papa ai rifugiati di Roma

10/09/2013  Il Pontefice visita il Centro Astalli. Il pontefice incontrerà oltre 700 persone nella Chiesa del Gesù e nella mensa. Tra loro i profughi di Egitto e Siria, che racconteranno l'esperienza della guerra e della fuga.

Ci saranno anche alcune famiglie scappate dal conflitto in Siria tra gli oltre 700 rifugiati che riceveranno domani la visita di Papa Francesco al Centro Astalli di Roma. Una tappa importante «di un cammino che il pontefice sta facendo fare a tutta la Chiesa portando l’attenzione sui più deboli, sui rifugiati e su quanti sono costretti a scappare dal loro Paese a causa della guerra».

Le parole sono di padre Giovanni La Manna, presidente del Centro dei gesuiti. «In maniera più forte e più evidente che in passato», continua La Manna, «il Papa ha invitato tutti noi, tutta la chiesa a essere al servizio dei più poveri. Lo ha fatto parlando e stimolando le nostre coscienze col messaggio pronunciato in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, visitando poi Lampedusa, e continuando a lanciare appelli contro la guerra fino alla veglia di sabato, dove abbiamo pregato e digiunato per scongiurare il conflitto in Siria. Papa Francesco con la sua testimonianza mira a farci rimanere al fianco di coloro che sono in difficoltà, per arrivare a pacificare il mondo, a evitare l’uso di armi e  impedire che persone innocenti muoiano e altre siano costrette a lasciare il loro Paese rischiando la vita per arrivare in Europa».

La visita del 10 settembre inizia nel pomeriggio, alle 15,30. Trecento rifugiati aspetteranno il pontefice nella chiesa del Gesù, nel luogo dove si trova la tomba di Padre Pedro Arrupe, fondatore del servizio dei gesuiti per i rifugiati.

Quattrocento, invece, saranno i profughi che incontreranno Papa Francesco nella mensa dove ogni giorno consumano un pasto caldo. Molti saranno quelli provenienti da Egitto e Siria. Con loro anche gli utenti dello sportello socio-legale e dell'ambulatorio, gli altri rifugiati che vivono nei quattro centri d'accoglienza e i volontari che prestano servizio al Centro Astalli.

«Ci preoccupiamo di loro solo quando riescono a giungere da noi vivi»

«Sono arrivate e continuano ad arrivare molte persone dalla Siria con racconti e storie drammatiche alle spalle, e sono loro che il Papa incontrerà domani», continua ancora il padre. «Abbiamo cercato di favorire questo incontro perché possano raccontare al Santo Padre la loro esperienza umana, la loro fatica nell’aver dovuto lasciare il Paese fino al viaggio per arrivare da noi. Roma è la seconda città di approdo in Italia, dopo Lampedusa».

La visita, secondo il presidente del Centro Astalli, deve anche far riflettere le istituzioni sul tipo di accoglienza che ricevono i migranti nel nostro Paese. «Queste persone arrivano a Lampedusa con la contentezza di essere giunte vive e con la speranza di poter ricominciare e trovare una stabilità», spiega. «A causa di anni di politica cieca, sono stati marchiati come clandestini  e criminalizzati. Varrebbe la pena chiedersi come mai l’Italia e altri Paesi riconoscano il diritto d’asilo, ma nessuno garantisca a queste persone di arrivare in sicurezza. Mentre ci preoccupiamo di loro solo quando hanno la fortuna di giungere da noi vivi».

Per padre La Manna dovrebbero essere invece costituiti canali umanitari sicuri e si dovrebbe rivedere anche il sistema di accoglienza. «Oggi abbiamo un sistema senza progettualità», conclude il sacerdote. «Serve un sistema unico che ci uniformi agli standard europei. Abbiamo accolto favorevolmente l’annuncio di aumentare i posti dello Sprar,  ma se le persone poi vengono parcheggiate nei centri non ha senso. Non possiamo ripetere gli errori commessi con l’emergenza Nord Africa e continuare a offendere dignità di queste persone».

 
 
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