Sarebbe un vero peccato che la decisione di Papa Francesco di allargare le braccia della Chiesa per accogliere il dolore e il pentimento delle donne che hanno abortito (estendendo in occasione del Giubileo la possibilità di perdonare questo peccato a tutti i sacerdoti) finisse in una banalizzazione del tema che invece evoca una sofferenza enorme da parte di tutti, delle persone coinvolte ma anche – almeno così dovrebbe essere – di una società incapace di stare al fianco delle mamme in difficoltà. Alcuni, invece, come è accaduto sulle pagine della Stampa di oggi, si permettono addirittura di ironizzare, invitando le donne così “sbrigatevi ad abortire prima che il Papa ci ripensi”.
Al Papa e alla Chiesa invece si dovrebbe guardare sia per comprendere quanto (in particolare in questo anno ad essa dedicato) la misericordia di Dio e degli uomini possa cambiare la vita delle persone, come testimoniano da anni ormai anche le decine di donne aiutate nei Centri di aiuto alla vita proprio da quei cattolici il più delle volte accusati di essere solo dei severi censori dei peccati altrui.
Non sono certo nuove del resto l’attenzione e la vicinanza della Chiesa alle donne alle prese con la decisione di interrompere la vita del figlio e a quelle che soffrono per sempre il dolore di non poter ripercorrere il filo della vita al contrario per mutare la propria scelta, presa spesso in assoluta solitudine, lasciate “libere”, in nome di una falsa non ingerenza da parte di quegli uomini, che si dovrebbero assumere la responsabilità di padri.
Val la pena di ricordare le parole di san Giovanni Paolo II nell’ Evangelium Vitae (al n. 99): «Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all'aborto. La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s'è trattato d'una decisione sofferta, forse drammatica. Probabilmente la ferita nel vostro animo non s'è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l'avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita. Attraverso il vostro impegno per la vita, coronato eventualmente dalla nascita di nuove creature ed esercitato con l'accoglienza e l'attenzione verso chi è più bisognoso di vicinanza, sarete artefici di un nuovo modo di guardare alla vita dell'uomo».
Perdono e riconciliazione che nel tempo speciale del Giubileo, grazie a Papa Francesco, potrà diventare un’occasione per ripartire nuovamente dal punto di vista della fede, ma anche da quello della solidarietà verso altre mamme, per cui spendersi in prima persona, aiutate magari da quel bambino mai nato, diventato motivo di amore per gli altri.