Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 19 settembre 2024
 
 

L'acqua è un diritto umano

30/07/2010  L'Assemblea generale dell'Onu ha votato un'importante risoluzione dopo 15 anni di dibattiti. Oltre un miliardo e mezzo di persone non può avere acqua potabile.

Il 26 luglio, l’Assemblea generale dell’Onu ha votato una risoluzione  storica presentata dalla Bolivia: l'accesso all'acqua è un “diritto umano”. Dopo oltre 15 anni di dibattiti, il Palazzo di Vetro ha approvato il documento che consacra il diritto fondamentale ad avere l’acqua. Un diritto che dovrebbe essere naturale. A favore hanno votato 122 Paesi, mentre altri 41 si sono astenuti. Interessante notare che hanno votato a favore della risoluzione Paesi europei come Germania, Belgio, Francia, Portogallo, Norvegia, Svizzera e Italia. Fra gli astenuti: USA, Canada, Inghilterra, Israele, Irlanda, Olanda, Giappone, Corea, Austria, Australia, Polonia, Romania, Croazia.

Il testo «dichiara che l'accesso all'acqua potabile pulita e di qualità e a installazioni sanitarie di base, è un diritto dell'uomo, indispensabile per il godimento pieno del diritto alla vita».  La risoluzione ha preso spunto dal fatto che oltre un miliardo e mezzo di  persone nel mondo non può avere acqua potabile, e che più di 2,6 miliardi di persone non dispongono di servizi igienici di base. Secondo le organizzazioni umanitarie, sono circa due milioni i bambini che ogni anno nel mondo muoiono di sete o in seguito a malattie contratte per aver bevuto acqua non potabile e che non possono essere curate per la mancanza di servizi sanitari accessibili.  Il testo invita gli Stati e le organizzazioni internazionali ad adoperarsi per fornire aiuti finanziari e tecnologici ai Paesi in via di sviluppo e li esorta a “aumentare gli sforzi affinché tutti nel mondo abbiano accesso ai servizi idrici”.

L’acqua è sempre stato un fattore che ha condizionato la nascita, lo sviluppo e la fine di intere civiltà. Oggi sono a rischio interi Paesi del sud del mondo: il 40 per cento della popolazione mondiale, circa 2 miliardi e 200 milioni di esseri umani, vive oggi in 80 Paesi classificati come aridi o semiaridi. E la percentuale è destinata a crescere entro la metà del XXI secolo, fino a raggiungere il 65 per cento degli abitanti della Terra. La risoluzione è un passo avanti importante, ma potrebbe essere una fonte di illusioni se non si mette mano al portafogli. Gli investimenti richiesti sono di parecchi miliardi di dollari. Chi pagherà per garantire il diritto umano di non morire di sete?  Le multinazionali del settore idrico attendono i finanziamenti con l’acquolina alla bocca… Ma se gli Stati più poveri del mondo non possono pagare, per garantire il diritto umano venderanno le loro fonti?

I vostri commenti
1

Stai visualizzando  dei 1 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo