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mercoledì 21 maggio 2025
 
 

L'addio alle vittime di Andria: «Tragedia frutto dell'incoscienza e di calcoli ottusi»

16/07/2016  Palasport gremito per le esequie di tredici delle ventitré vittime dell'incidente ferroviario in Puglia. Presenti Mattarella, Boldrini e il ministro Del Rio. Il grido del vescovo Mansi: «Noi del Sud periferia abbandonata. Non sono normali quelle prassi di vita e di gestione dell'economia nelle quali non si pensa al valore della vita delle persone, ma a calcoli ottusi di convenienze e interessi»

Oltre ai cuscini di fiori a forma di cuore sulle tredici bare allineate nel Palazzetto dello Sport di Andria gremito dentro e fuori da migliaia di persone ci sono anche tanti frammenti di vita: un peluche, qualche foto, un pupazzetto gonfiabile dei Minions accanto alla bara di Jolanda Inchingolo che a settembre avrebbe dovuto sposarsi con il suo Marco che si dispera e non lascia un attimo la bara. Alcuni di questi oggetti nei giorni scorsi sono serviti all’identificazione delle vittime, adesso servono a trattenere la memoria, far affiorare nel ricordo chi ha perso la vita nell’incidente ferroviario di martedì scorso nelle campagne tra Andria e Corato. Arriva il presidente della Repubblica Mattarella e abbraccia alcuni parenti. Poi prende posto in prima fila accanto al presidente della Camera Laura Boldrini, al ministro Graziano Del Rio e al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

Il Palasport di Andria è diventato il crocevia dello strazio. Martedì subito dopo l’incidente sono state portate qui le salme che non avevano ancora un nome. Adesso è il momento dell’ultimo addio. I parenti, si abbracciano tra di loro per farsi forza. I gonfaloni dei comuni colpiti sono listati a lutto. Il vescovo di Andria, Luigi Mansi, che celebra la messa insieme agli altri vescovi pugliesi, ha scelto il brano del Vangelo di Matteo che racconta la morte di Gesù e quel grido lanciato sulla croce: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?». Il vescovo fa suo questo grido: «Perché, o Padre, hai permesso che succedesse tutto questo a tanti nostri fratelli, sorelle, padri, amici? Dinanzi a tanto dolore abbiamo anche noi l'impressione di essere soli, lasciacelo dire: siamo turbati dal tuo silenzio, o Padre». Ma nelle parole del vescovo non c’è solo l’appello accorato a chiedere il senso di questo sangue innocente ma anche una denuncia precisa: «No, o Padre», dice Mansi, «non sono affatto normali quelle prassi di vita e di gestione dell'economia nelle quali non si pensa al valore della vita delle persone, ma a calcoli ottusi di convenienze e interessi». Parla di «piccole e grandi inadempienze nei confronti del proprio dovere» e qualche familiare delle vittime annuisce con un gesto impercettibile della testa. «Noi temiamo, o Padre», continua il presule, «che per tanti, per troppi anni, queste terre, le nostre terre, siano state considerate, e forse lo sono ancora, la periferia dell'Italia».

Il vescovo ricorda anche la gara di solidarietà per donare il sangue per le vittime «compiute», dice, «in massa da anonimi cittadini che, quelli sì, con immenso senso civico hanno ascoltato la voce della coscienza e non hanno avuto un attimo di esitazione a donare qualcosa di sé. Sono i segni che la storia degli uomini, pur immersa nella tragedia per l'incoscienza di tanti, è governata ancora dalla forza della vita e dell'amore, le forze buone che tu o Padre deponi nel cuore di ogni uomo». Il sindaco di Andria prende la parola alla fine e lancia un appello a Mattarella perché «abbiamo bisogno della verità e perché dopo lo sdegno prevalga il coraggio».
All’uscita del Palasport, gli amici di Jolanda fanno volare via alcuni palloncini bianchi in segno di quel matrimonio con Marco che non ci sarà più.

Multimedia
Le immagini dei funerali delle vittime dell'incidente ferroviario di Andria
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