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giovedì 10 ottobre 2024
 
 

L'agenda dei vescovi piemontesi

07/04/2010  Sette i punti per il neo presidente della Regione Roberto Cota. In testa c'è la famiglia, il "primo dei soggetti vitali e generativi per un Paese che voglia crescere"

I vescovi del Piemonte dettano l’agenda al nuovo presidente leghista dell’assemblea regionale di Torino, Robeto Cota e indicano sette temi, che, scrivono, “non sempre trovano attenzione e spazio adeguati nelle agende legislative e amministrative”. E’ la prima conferenza episcopale regionale a farlo e sicuramente altre ne seguiranno. Il cardinale di Torino, Severino Poletto, ha precisato tuttavia che i vescovi hanno scritta la nota prima della consultazione elettorale, ma  non l’hanno divulgata, come invece hanno fatto in Liguria, in Emilia Romana e nella diocesi di Roma, per evitare polemiche e accuse di intromissione nella campagna elettorale. Ma la sostanza non cambia, anzi assume ancora maggior rilievo, perché i vescovi si occupano delle attese delle gente chiunque abbia vinto.

I sette  punti riguardano: “La famiglia, il lavoro e la crisi economica, la difesa della vita umana, la trasparenza e il corretto agire, la parità scolastica, il dialogo per il bene comune e l’immigrazione”. In testa c’è tuttavia un richiamo “sul valore fondamentale della famiglia, quella considerata tale dalla nostra Costituzione, fondata cioè sul matrimonio tra un uomo e una donna”. E’ la famiglia, osservano i vescovi piemontesi, che “resta il primo dei soggetti vitali e generativi per un Paese che voglia crescere”.

Poi ci sono le preoccupazione per la crisi economica e gli sprechi: “Non possiamo ignorare i problemi legati a sprechi, mancanza di trasparenza, episodi inquietanti di illegalità”. C’è anche un accenno agli ospedali sostenuti dal contributo dei cattolici per i quali chiedono risorse, oltre che un riconoscimento del loro “valore sociale”. I vescovi avvisano che non riununceranno ad essere “voce critica, rispettosa, ma chiara”. Sull’immigrazione le parole sono altrettanto chiare: condizioni vita umane nel rispetto della legalità, ma anche rispetto della vita, perché ormai l’aborto, soprattutto al Nord, è più diffuso tra le immigrate.

 
 
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