Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 22 aprile 2025
 
dossier
 

L'Agesci: "Fate don Diana beato"

20/03/2015  Da tempo nella diocesi di Aversa si raccolgono testimonianze per portare all'onore degli altari l'assistente degli scout campani assassinato dalla camorra. Una lettera di fedeli e di giovani dell'Agesci chiede di aprire "nei modi e nei tempi consentiti" la causa di beatificazione.

Don Peppino Diana Beato? E’ un desiderio crescente, a cominciare dalla sua parrocchia di Casal di Principe. A 21 anni dal suo assassinio, il 19 marzo 1994, nella sacrestia della sua chiesa, mentre si accingeva a dir messa, il Comitato don Diana e il gruppo dell’Agesci della Campania (di cui don Peppe era assistente spirituale) hanno inviato una lettera aperta al vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo. La lettera innesca maggiore impulso alla raccolta di testimonianze raccolte dalla diocesi in memoria di don Peppe. Colpisce, come riferisce la stessa lettera, quel fiume di pellegrini  - amici, conoscenti, fedeli, semplici cittadini, sacerdoti e religiosi di tutta Italia – che si reca incessantemente sulla tomba del sacerdote campano ucciso a freddo da un sicario dei clan per il suo impegno anticamorra.  Migliaia di giovani, soprattutto scout, accorrono attirati “dal suo esempio e dai suoi sogni di libertà”.  Ecco perché la lettera chiede di “aprire secondo i tempi consentiti la causa di beatificazione, perché questa testimonianza luminosa possa essere di esempio per tanti giovani che si lasciano attraversare dal Vangelo lungo i percorsi di fede e di speranza”.

Anche monsignor Spinillo testimonia di questa richiesta, “un’esigenza che è cresciuta in questi anni nella nostra comunità ecclesiale”, dice. Negli ultimi anni, sottolinea il vescovo di Acversa, c’è stata “una crescita di attenzione nei confronti di don Diana”. Attenzione che si è riflessa “in una maggiore attenzione per la legalità e per la lotta alla mentalità camorristica”. Si vedrà nel tempo se tutto questo, come è probabile, maturerà fino ad aprire un processo di beatificazione di un martire caduto “in odium fidae” contro i clan, proprio come don Giuseppe Puglisi, il parroco di Brancaccio assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993. Al momento però il processo non verrà aperto. Troppi sono ancora i documenti e le testimonianze da vagliare. “La diocesi di Aversa”, conferma don Franco Picone, il parroco di Casl di Principe che ha raccolto il testimone di don Diana, “si stia ponendo con molta libertà e serenità di fronte alle testimonianze di vita di don Peppe”. Nel frattempo il pellegrinaggio alla sua tomba e ai suoi luoghi prosegue.

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo